giovedì 29 settembre 2016

Reader's Tip #1: 'La distanza da Helsinki' di Raffaella Silvestri



Rubrica a cadenza mensile nella quale troverete un mio consiglio letterario



Buon giovedì miei cari lettori, oggi sono molto felice di inaugurare una nuova rubrica del blog. In realtà, tale rubrica era stata pensata sin da quando c'è stato il cambio grafica, tanto che ne era stato progettato anche il banner, rimasto silente fino a questo momento. I mesi si sono susseguiti e per i motivi più disparati non ha mai visto la luce. Oggi è il giorno propizio per cui bando alle ciance e vado a spiegarvi di cosa si tratta.

Con Reader's Tip, rubrica che pubblicherò l'ultimo giovedì del mese, voglio dare voce a tutti quei romanzi che ho letto prima dell'apertura del blog e che, a mio parere, meritano di essere scoperti e letti. Non potendo fare una vera e propria recensione, perché non sono solita dedicarmi alla rilettura, vi lascerò qualche informazione generale sul romanzo, un brevissimo pensiero e una delle mie sottolineature. Spero in questo modo di farvi conoscere qualche chicca nascosta nel vasto mondo letterario e darvi la possibilità di allungare le vostre WL!
Per questo primo appuntamento ho scelto un romanzo molto particolare. Dopo le generalità vi spiego qualcosa in più.






La distanza da Helsinki
Raffaella Silvestri


Editore: Bompiani - Genere: Letteratura Italiana
Pagine: 236 - Prezzo: 12,90 € - eBook: 7,99€


Quando si diventa davvero grandi? Quanto coraggio ci vuole per fare il grande passo e uscire dall’adolescenza una volta per tutte? Viola e Kimi hanno sedici anni, e non lo sanno ancora. Lei è italiana, lui finlandese. Lei socievole e intraprendente, lui con gli occhi fissi sul libro che sta leggendo, come se il mondo intorno non ci fosse. Entrambi hanno un segreto che li rende molto diversi dagli altri. Viola ha perso la madre, Kimi è affetto da una indefinibile forma di autismo. Lei non vuole, o meglio, non vorrebbe che quello che le è successo condizionasse la sua vita, lui percepisce la realtà soltanto attraverso le note di un pianoforte. Si incontrano a un corso d’inglese a Londra, e da quel momento, ogni anno, a luglio, si incontreranno attraverso l’Europa, mentre la vita scorre loro accanto. Fino a quando, sedici anni dopo il primo incontro, entrambi riceveranno un invito che li porterà a prendere un’altra decisione, che cambierà per sempre le loro vite. Un romanzo sulla necessità e la voglia di crescere. Un romanzo sulle occasioni che la vita ci offre, e non sempre riusciamo a cogliere, ma anche un richiamo all’autenticità, all’intensità che i protagonisti devono affrontare. E soprattutto, un romanzo sul coraggio e sulle prove che bisogna superare per poter dire di essere veramente vivi.





PICCOLO PENSIERO



"... lui era ed è l'unica persona che l'abbia mai davvero accesa e resa se stessa, e adesso che lui non c'è più nella sua vita, la passione l'ha abbandonata, e lei si sente una qualunque, come gli altri piena di sentimenti tiepidi e piccoli, un po' più adulta, irrimediabilmente incastrata in una vita che non ha scelto, e che vivrà sempre allo stesso modo, senza avventura, senza cambiamento e senza emozione."


Nei confronti di questo romanzo ho un leggero rammarico, non l'ho scovato da sola, non l'ho scoperto io. Questo romanzo mi è stato regalato da una persona molto importante nell'estate del 2014 ed io mi sono immersa quasi subito nella lettura. 
I protagonisti sono Viola e Kimi, italiana lei, finlandese lui. Due giovani che seguiremo durante il loro percorso di crescita, fino a quello che è il tempo delle scelte, il momento della svolta. Un continuo avvicinarsi e allontanarsi senza mai veramente trovarsi. Due figure così diverse ma fin troppo uguali, entrambe perse nel proprio dolore.
Con uno stile inizialmente frammentato e via via più delicato e sensibile, saremo introdotti in punta di piedi, pagina dopo pagina, nella vita dei due protagonisti, in quella storia che ammette un unico finale possibile.
Un romanzo da centellinare, un romanzo che segna ed insegna, un romanzo da leggere con il cuore.
Non posso che consigliarvene la lettura, augurandomi che possa fare breccia anche nel vostro animo di lettori. Per questo primo appuntamento è tutto, ci aggiorniamo al prossimo mese!






lunedì 26 settembre 2016

Recensione 'Pista Nera' di Antonio Manzini






Pista nera
Antonio Manzini


Editore: Sellerio - Genere: Giallo
Pagine: 273 - Prezzo: 13,00 € - eBook: 8,99€


Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d'Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un'intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Difficile individuare quella giusta, data la labilità di ogni cosa, dal clima alle passioni alla affidabilità dei testimoni, in quelle strette valli dove tutti sono parenti, tutti perfettamente a loro agio in quelle straricche contrade, tra un negozietto dai prezzi stellari, un bar odoroso di vin brulé, la scuola di sci, il ristorante alla mano dalla cucina divina. 





È con grande gioia che posso annunciarvi di aver letto finalmente Manzini e, soprattutto, di essere entrata a far parte del fan club delle sostenitrici del vicequestore Rocco Schiavone.
Questo perché, al di là del caso, che trovate magistralmente raccontato nella sinossi e sul quale non aggiungerò altro, al di là del giallo in sé, mirabilmente costruito dalla penna dello scrittore, quello che mantiene le redini, le fila di tutto il discorso è, senza ombra di dubbio, il protagonista.

Rocco Schiavone è un personaggio e, quando uso questa parola intendo un Personaggio, con la maiuscola. Vicequestore di Trastevere, è stato trasferito, esiliato, in fretta e furia, ad Aosta. Basterebbe questo trasferimento rapido, in sordina, a rendere il protagonista interessante agli occhi del lettore e a quelli degli altri personaggi che muovono i loro passi nella storia. Ciò lascia intendere, sin da subito, che il suo passato è macchiato da un'ombra così grande da dover interrompere quella che da tutti era considerata una fulgida carriera. 
Con indosso l'immancabile loden verde e le Clarks ai piedi, segni distintivi della sua personalità e del suo odio per il clima freddo e austero della montagna, Rocco Schiavone inizierà a compiere la propria indagine, ricomponendo i tasselli di un puzzle di non facile inquadratura, tasselli che vi faranno sospettare di tutto e di tutti, fino alla risoluzione ultima perché, sebbene i colpevoli vengano scoperti in una situazione particolarmente eclatante, la spiegazione della loro colpevolezza avverrà solo sul finale.

Un personaggio schietto, diretto, pungente, intollerante ed attaccabrighe. Un attento osservatore, uno alla mano, uno dal quale c'è sempre da imparare. Un poliziotto corrotto, violento, che odia il suo lavoro, che si sente sporco ogni volta che chiude un caso, come se fosse lui l'assassino, consapevole, però, di non poter semplicemente toccare l'orrore senza farne parte. Lui "...che tentava di dimenticare il male fatto e quello ricevuto. Il sangue, le urla, i morti. Che si ripresentavano dietro le palpebre ogni volta che le chiudeva...".
Un uomo che classifica le persone con cui interagisce, al primo sguardo o da un semplice movimento, secondo quello che è il suo personalissimo bestiario mentale.
Palpabile il forte attaccamento alla capitale, il forte senso di nostalgia che lo porta con la testa sempre lì, a quella Roma in cui "...di questi tempi fa freddo, ma spesso c’è la tramontana che spazza via le nuvole. E allora c’è il sole. E fa freddo. La città è rossa e arancione, il cielo azzurro ed è bello camminare per le strade sui sampietrini. Escono fuori tutti i colori, quando c’è la tramontana. Come uno straccio che toglie la polvere accumulata su un quadro antico...".
Un uomo che per definire la sua stessa condizione afferma: "sto come quando a sette e mezzo in mano hai un cinque".
Un duro dal cuore tenero, un personaggio al quale, nonostante tutti i difetti possibili ed immaginabili, il lettore non può far altro che legarsi, non può far altro che lasciarsi conquistare.

I lunghi capitoli sono scanditi dallo scorrere del tempo. Spesso si tratta di interi giorni ma, in taluni casi, anche di momenti della giornata. Classico il siparietto quasi comico che ha per protagonisti il vicequestore e il sottoposto poco professionale e altamente ridicolo, aiuta a smorzare i toni seriosi, ma piacevoli, della narrazione.
Ogni capitolo si conclude, poi, con una parte corsivata, fuori dal tempo, in cui Rocco Schiavone si ritrova a parlare con sua moglie Marina, che rappresenta per lui un porto sicuro, dove aveva attraccato senza sentire il bisogno di andare in giro per mare. Quella donna che è più simile ad un'ombra, che rappresenta la coscienza dello stesso Rocco, quella con cui fare i conti, una sorta di Fata Turchina, colei che lo riporta alla ragione.

Un giallo tutto italiano, nel quale, con mano esperta, Manzini traccia le brutture della nostra nazione dall'interno di quella scatola che è la questura. Un romanzo consigliato soprattutto agli amanti del genere che apprezzeranno senza ombra di dubbio questa celeberrima saga. Io, dal canto mio, mi immergerò presto in una nuova avventura del vicequestore Rocco Schiavone.






sabato 24 settembre 2016

Vincitore Giveaway di Compleanno!






Buon pomeriggio miei cari lettori, come preannunciato dal titolo di questo post, è giunto il momento di annunciarvi il nome del fortunato vincitore!
Prima, però, permettetemi di ringraziarvi tutti, dal primo all'ultimo, partecipanti e non, per il grande affetto, la marea di auguri e la grande condivisione dell'evento. Avete partecipato in 91 e, in casi come questi, avrei voluto far vincere tutti finendo praticamente sotto il lastrico :D

Bene, lo so che state attendendo con ansia per cui passiamo al vero motivo di questo post. Come preannunciato il Giveaway di Compleanno si è concluso la scorsa notte alle 23:59, anche questa volta ho dovuto escludere alcuni partecipanti per non aver rispettato gli unici punti richiesti al momento dell'iscrizione, mi dispiace per questo ma credo di essere stata abbastanza chiara anche nell'invitarvi a ripassare per assicurarvi di aver ricevuto il numero. Detto questo, grazie al sito Random.org ho proceduto all'estrazione. Come sempre, sul blog, trovate il mio servizio fotografico ma, per chi volesse, c'è anche un video che, per motivi tecnici non carico in questa sede! Qualora vogliate vederlo non esitate a contattarmi via email.



Ri-squillino le trombe, ri-rullino i tamburi, il vincitore è...

ALESSIA CIRELLO 
con il numero 46!!!







Ho provveduto a contattare la vincitrice e sarà mia premura inviare il premio vinto entro la prossima settimana. Non mi resta che ringraziarvi ancora e darvi appuntamento al prossimo evento che si terrà molto presto. Stay tuned!!!





venerdì 23 settembre 2016

Recensione 'Borgo Propizio' di Loredana Limone






Borgo Propizio
Loredana Limone


Editore: TEA - Genere: Letteratura Italiana
Pagine: 280 - Prezzo: 9,00 €


Quasi tutte le fiabe cominciano con C'era una volta, ma questa è diversa. Questa comincia con C'è una volta... Perché è oggi che Belinda ha intenzione di ripartire e Borgo Propizio, un paese in collina, in un'Italia che può sembrare un po' fuori dal tempo, le pare il luogo ideale per realizzare il suo sogno: aprire una latteria. Il borgo è decaduto e si dice addirittura che vi aleggi un fantasma... ma che importa! A eseguire i lavori nel negozio, un tempo bottega di ciabattino, è Ruggero, un volenteroso operaio che potrebbe costruire grattacieli se glieli commissionassero (o fare il poeta se sapesse coniugare i verbi). Le sue giornate sono piene di affanni, tra attempati e tirannici genitori, smarrimenti di piastrelle e ritrovamenti di anelli... Ma c'è anche una grande felicità: l'amore, sbocciato all'improvviso, per Mariolina, che al borgo temeva di invecchiare zitella con la sorella Marietta, maga dell'uncinetto. Un amore che riaccende i pettegolezzi: dalla ciarliera Elvira alla strabica Gemma, non si parla d'altro, mentre in casa di Belinda la onnipresente zia Letizia ordisce piani, ascoltando le eterne canzoni del Gran Musicante. Intanto i lavori nella latteria continuano, generando sorprese nella vita di tutti.





Immaginate una finestra aperta, una leggera corrente d'aria che smuove la tenda, il caldo tepore delle prime luci del giorno. Sul davanzale una crostata appena sfornata posta a freddare, un po' secondo quello che è lo stile del famoso personaggio di Nonna Papera nei fumetti. 
Immaginate la sfoglia, dorata e croccante e il contrasto di colore con la confettura scura, magari di ciliegie, che funge da ripieno, corposa e vellutata. 

Il mio intento non era farvi venire fame ma spiegarvi cosa ho provato io nel leggere questo romanzo. Un romanzo che profuma di bello, di buono, come la suddetta crostata, della quale non si può assolutamente mangiare una sola fetta. La sfoglia, insieme all'intreccio delle sottili strisce di frolla, rappresenta il Borgo in tutto il suo splendore, la confettura traboccante, invece, i personaggi che lo popolano, così semplici ma così veri e autentici. 

Il protagonista indiscusso di questa storia è Borgo Propizio, un piccolo borgo un po' decadente e romanticamente malinconico, abbarbicato su una delle colline dell'entroterra, sferzato dall'aria che sa di antico e dove il tempo sembra essersi fermato. Un borgo che di propizio non ha proprio nulla, anzi, secondo i suoi abitanti avrebbe dovuto chiamarsi Infausto o Impropizio, tanto il paese era vittima di superstizione e fantasmi. Un borgo in cui tutti conoscono tutti e le notizie volano di bocca in bocca, come l'apertura di una nuova latteria.
Ed è in questo spazio che inizieranno a prendere vita i personaggi e le storie che raccontano, un intrecciarsi di eventi, di amori, di separazioni, di riconquiste, ma soprattutto, di cambiamenti.
Conosceremo le due sorelle Marietta e Mariolina, che condividono ancora la casa natia in quanto entrambe, in gioventù, avevano perso qualche treno o forse sarebbe meglio dire che non l'avevano visto passare. Ruggero, un uomo nato signore sebbene gli mancasse il titolo di studio, l'appartenenza ad una famiglia di professionisti, una donna altolocata e colta, il parlare meglio l'italiano e una badante che resistesse nell'occuparsi dei suoi vecchi. Belinda, una ragazza intelligente, amante della natura e senza grosse pretese se non quella di aprire la sua latteria proprio nel borgo. Elvira, la pettegola di paese sempre pronta a sparlare degli altri e gelosa custode dei fatti propri. Cesare, avvocato e padre di Belinda, un uomo che farebbe di tutto per riconquistare la moglie, magari partendo da una semplice domanda per rompere il ghiaccio: 'Chi è San Gregorio Magno?'
L'aggettivo che li definisce, dal primo all'ultimo, è senz'altro spassoso. Con loro vi farete delle grosse e grasse risate.


"Vedrai, Belinda, com'è difficile amare. L'amore sembra facile, e invece sapessi com'è facile sbagliare. Ami come meglio puoi una persona, ma non riesci ad amarla nel modo in cui lei vuole."


"Borgo Propizio" è un romanzo come pochi. Un romanzo che lascia nel lettore un senso di tranquillità, di serenità. La bravura della scrittrice risiede nel raccontarci in maniera semplice, con leggerezza ed ironia, scene del quotidiano di quella che è la vita di borgo. Ma il suo è anche uno stile ad effetto in quanto in grado di stupire il lettore con una serie di personaggi ed eventi che mettono il buonumore. Ecco, la sensazione di felicità è quella che la fa da padrona durante tutta la lettura. 
Leggere del borgo e di chi lo abita diventa una necessità, una costante. Scatta una insaziabile voglia di voler fare armi e bagagli e partire col proprio fagotto alla volta della piccola cittadina, di trasferircisi su due piedi. Ci si sente dei borghigiani a tutti gli effetti. 
Per non parlare poi dei personaggi, così vivi, così reali, così veri. Sono loro a prendere per mano il lettore e a condurlo nella storia, nella loro stessa vita e nei mutamenti che la caratterizzeranno. Si diventa un tutt'uno con loro e con il luogo, sembra di far parte di quelle pagine inchiostrate.

Una lettura in cui trovano il proprio spazio anche tematiche come l'amore, l'amicizia, il senso di famiglia. Una lettura che ha il sapore dei tempi andati e che immerge il lettore in principi, valori e sapori ormai perduti. Una lettura che guarda in maniera delicata a quelli che sono i rapporti interpersonali e che dimostra, con un pizzico di ottimismo, come l'unione faccia la forza.
In definitiva un romanzo che profuma di autentico, un romanzo armonioso, solare, che instilla il buonumore. Un romanzo che vi farà spuntare il sorriso. Un borgo che ha veramente tanto da raccontare e al quale non vedo l'ora di fare ritorno!







martedì 20 settembre 2016

Recensione 'Io che amo solo te' di Luca Bianchini






Io che amo solo te
Luca Bianchini


Editore: Mondadori - Genere: Letteratura Italiana
Pagine:  - Prezzo: 16,00 € - eBook: 6,99€


Ninella ha 50 anni ed è la sarta più bella di Polignano, uno dei paesi più amati in Puglia. È una donna affascinante e dura, che ha un conto aperto con il passato e con il suo paese: molti anni prima non aveva potuto sposare Mimi Scagliusi - il re delle patate - perché suo fratello era stato arrestato per contrabbando e la famiglia di lui aveva fatto interrompere il fidanzamento. Ninella sposa così un salentino che non ama, fa due figlie, resta vedova e si chiude in casa a cucire. Ma il destino, dopo vent'anni, le offre una rivincita: Chiara, la sua primogenita, s'innamora proprio del figlio di don Mimi, Damiano, e i due decidono di sposarsi. Il matrimonio di Chiara e Damiano diventa così un matrimonio per interposta persona, perché la tensione (e l'attrazione) più grande è tra i loro genitori. Il tutto sotto gli occhi vigili della suocera, dei figli e del paese. In una tre giorni impregnata di preparativi, parenti, cibo e bomboniere, si svolgerà un matrimonio da favola, tra piccoli drammi, colpi di scena e un grande amore. Nella girandola dei protagonisti, spiccano la sorella della sposa, Nancy (Annunziata all'anagrafe), diciassettenne che deve perdere 5 chili e la verginità, e il fratello gay dello sposo, Orlando, che si presenta alle nozze con una "finta fidanzata" per salvare le apparenze.






Ci sono romanzi che ti mettono a loro agio, ti parlano, ti investono di profumi, emozioni, sensazioni, ti abbagliano con la loro bellezza e tu sei lì che, quasi senza scampo, perché in verità scampo non ne vorresti, ti lasci conquistare, ti lasci persuadere a proseguire, fino a quando non ti rendi conto di esserne diventato completamente dipendente. 
E poi ci sono storie, storie che hanno bisogno del buio e del silenzio, storie che solo dopo il giusto tempo potranno essere narrate e questo Bianchini dimostra di saperlo fare, e lo fa nel rispetto di tutte le figure, principali e non, che calcano meravigliosamente la scena. Ognuno di loro trova il proprio spazio, la propria collocazione. 

Con la mia amata Puglia, che "...è grande, ma è come un Paese. Se scavi un po', si conoscono tutti", a far da cornice e accompagnandoci nella suggestiva ed idilliaca Polignano, la cui colonna sonora è l'infrangersi del mare ululante sugli scogli, il cui odore è quello della salsedine inebriante, sulle cui rocce è difficile camminare ed impensabile correre, a meno che non si sia nati lì, l'autore riuscirà a raccontarci di come il verbo amare non vada spiegato ma vissuto.

Ed è tra la fitta trama di vicoli labirintici che costituiscono il paese vecchio che prenderanno piede due storie d'amore molto diverse tra loro: da una parte Chiara e Damiano, due giovani sposi che in verità non hanno ancora ben compreso il significato profondo del gesto che stanno per compiere, così come non hanno compreso quello che è il vero valore dei sentimenti, di una nuova vita a due, insieme; dall'altra Ninella e Don Mimì, rispettivamente la madre della sposa e il padre dello sposo, legati da un vincolo molto più antico.
Saranno loro i veri protagonisti della storia, sarà il loro amore fatto di sguardi, di occhiate fugaci, di sorrisi a mezz'aria, ad insegnare e segnare i giovani sposi. Un amore impossibile ed idealizzato quello di Ninella per Mimì che l'aveva portata alla solitudine, a trascorrere le pause di silenzio che caratterizzano le sue giornate a fissare il vuoto e il mare. Un amore libero, proibito e passato che colora ulteriormente il ricordo di Ninella anziché sbiadirlo dinanzi agli occhi dell'innamorato. Don Mimì che aveva posto il dovere nei confronti della sua famiglia davanti al piacere, che si era nascosto, lasciando andare via la donna della sua vita, l'amore di gioventù.
Il matrimonio tra i due figli rappresenterà una sorta di riscatto per lei ed un anello di congiunzione per lui, per rinsaldare quel rapporto che in realtà non si è mai spezzato, per porre fine a quel vicendevole mancarsi perché, nonostante quello che si pensi o che si dica "...non potrete mai separare ciò che Dio, purtroppo, non ha unito".


"Ogni amore custodisce almeno un segreto e solo alcuni non ne hanno timore: gli adolescenti, gli anziani e i disperati. Per tutti gli altri, la vita mette sempre trappole in cui è possibile cadere, l'importante è che nessuno ti veda."


"Io che amo solo te" è un romanzo dalla tinte delicate, come la storia d'amore che ne è protagonista, e calde, come la terra che le fa da cornice; è un romanzo che vi travolgerà con la potenza e la bellezza delle sue parole, con i suoi personaggi di carattere, quelle figure che vi sembrerà di conoscere da una vita nonostante la vicenda si svolga in un arco temporale di soli tre giorni: la vigilia delle nozze, il matrimonio e il giorno successivo allo sposalizio. 

La bravura di Bianchini risiede proprio nella capacità di non considerare un periodo di tempo così ridotto limitante. Le sue precise pennellate saranno in grado di presentarci gli attori, principali e non, in modo così completo ed esaustivo da riempire un vuoto di anni, anni di sofferenze, di solitudine e di sentimenti celati. 
Con un'infarinatura generale fatta di imbeccate e piccole anticipazioni, il lettore sarà invogliato a proseguire nella lettura per giungere al giorno tanto atteso. Soffrirà e gioirà con i protagonisti con l'insita curiosità di scoprire se tutto andrà per il meglio, se ognuno avrà recitato la parte che gli spetta sin dal primo atto. 
Il matrimonio, con la sua valenza catartica, rappresenterà un momento di espiazione, di riflessione, di riappacificazione prima con se stessi e poi con gli altri. Rappresenterà un vero e proprio ritrovarsi e, in alcuni casi, un conoscersi.

Da non trascurare anche la vena ironica che si cela dietro le parole dell'autore che racconta in maniera precisa e puntuale quello che è il classico matrimonio del sud dove vige un'unica regola secondo la quale non ci si può arrendere ma bisogna resistere. E allora sarete messi a conoscenza dei segreti più reconditi, a cominciare dalla fatidica disposizione ai tavoli, che non è per nulla semplice, per poi proseguire con il buffet degli antipasti che deve presentare, rigorosamente, il crudo di mare necessario a rendere il matrimonio aulico, con la processione dei parenti per il saluto agli sposi a cui si accompagna il discreto rituale della consegna delle buste che, ogni volta, assomiglia sempre più a un qualcosa di losco, o ancora con il decalogo della bomboniera che deve rispettare dieci aspetti caratteristici per far sì che nessuno abbia da ridire. Insomma, tanto, tanto divertimento!

Un romanzo pieno di cose belle, sentimenti ed emozioni, solare, divertente, colorato. Un romanzo che insegna che c'è sempre un momento nella vita in cui ognuno di noi dovrà vedersela con se stesso e non potrà in alcun modo darsela a gambe. Un romanzo che invita a sperare sempre e comunque. Un romanzo che, se non lo avete ancora fatto, dovete leggere a tutti i costi.






domenica 18 settembre 2016

Sneak Peek di Settembre!


Rubrica mensile interamente dedicata alle novità che ci attendono in libreria



Buona domenica lettori! Siamo a Settembre e, dopo i mesi estivi, è tempo di parlare di nuove uscite, per la precisione di quelle del mese corrente, che potete già trovare o troverete nei prossimi giorni in libreria.
Come sempre si tratta di una mia personale selezione nel vasto panorama delle nuove pubblicazioni.
Prendete carta e penna perché, come al solito, vi serviranno!




In libreria dall' 1 Settembre


Trama:


Da un anno, ogni mattina, Arthur Pepper si sveglia alle sette e compie con esattezza gli stessi gesti. Si veste seguendo un ordine preciso, mangia una fetta di pane tostato, poi alle otto e mezzo si mette a sistemare il giardino. Questo è l’unico modo per superare il dolore per la perdita dell’amata moglie, Miriam, dopo tutta una vita passata insieme. Solo così gli sembra di poter fingere che lei sia ancora con lui. Ma il giorno del primo anniversario della sua scomparsa, Arthur prende coraggio e decide di riordinare gli oggetti di Miriam. Nascosta tra gli stivali, vede improvvisamente una scatolina. Dentro c’è un braccialetto con dei ciondoli: sono a forma di tigre, fiore, elefante, libro e altri piccoli oggetti. L’uomo sulle prime è perplesso; la moglie non indossava gioielli. Ma poi guarda con più attenzione e si accorge che su un ciondolo è inciso un numero di telefono, che Arthur non può fare a meno di chiamare subito. È l’inizio della ricerca e delle sorprese. Seguendo i ciondoli Arthur compie un viaggio che lo porta su un’assolata spiaggia di Goa che ha visto la donna giocare con un bambino indiano, a Londra da un famoso scrittore, in un’accademia d’arte dove è custodito un ritratto di Miriam da giovane, a Parigi in una raffinata boutique, in un castello della campagna inglese dove incontra una tigre, e in tanti altri luoghi che non aveva mai visitato. Un viaggio che gli fa scoprire una Miriam sconosciuta, ma che ha ancora tanto da insegnargli.





In libreria dal 6 Settembre


Trama:


Voltato l'angolo di una via di Londra, proprio dove occhieggiano le vetrine di un popolare pub inglese, lungo il muro di mattoni che costeggia un vicolo strettissimo, se tutto gira per il verso giusto, troverete l'ingresso di Slade House. Un perfetto sconosciuto vi accoglierà chiamandovi per nome e vi inviterà a entrare. La vostra prima reazione sarà la fuga. Ma presto vi accorgerete che allontanarsi è impossibile. Ogni nove anni, l'ultimo sabato di ottobre, gli abitanti della casa - una sinistra coppia di gemelli – estendono il loro particolare invito a una persona speciale, sola o semplicemente diversa: un adolescente precoce, un poliziotto fresco di divorzio, un timido studente universitario. Ma che cosa succede, veramente, dentro I custodi di Slade House? Per chi lo scopre, è già troppo tardi.










In libreria dal 6 Settembre


Trama:


Cracovia, nel 1939, non è esattamente il posto migliore dove crescere. Le strade sono un lugubre concerto di soldati in marcia e cani feroci, spari e grida. Non risuonano più di risate e chiacchiere tra amici, passeggiate al parco e caffè all'aperto. Anna ha solo sette anni, ma conserva un vago ricordo di quei lontani giorni di sole e di calore. Ora ha imparato che ciò che gli adulti chiamano "guerra" è come la tempesta: quando si annuncia all'orizzonte, meglio chiudersi in casa. Solo che lei, una casa, non ce l'ha più. Dal mattino in cui suo padre è uscito per andare all'Università e non ha fatto ritorno. Anna non sa che i tedeschi l'hanno portato via, insieme a tanti altri insegnanti. E mentre i vicini e gli amici di un tempo le voltano le spalle, lei resta completamente sola. È allora, mentre vaga per la città, che incontra l'Uomo delle rondini. Dapprima è un rumore di passi sull'acciottolato, poi una sagoma sottile che incombe, altissima, con un'aura di mistero e autorevolezza. Quando le rivolge la parola, Anna scopre che, come suo padre, ha un talento per le lingue: conosce il polacco, il russo, il tedesco, lo yiddish, persino il linguaggio degli uccelli. Nel momento in cui chiama a sé una bellissima rondine - che scende a posarsi sulla sua mano - per calmare il pianto di Anna, la bambina resta incantata. E decide di seguirlo, ovunque sia diretto. È così che inizia il loro lungo viaggio per non farsi trovare. Un'avventura che per Anna è una scoperta della vita, tra le insidie dei boschi e della natura.




In libreria dall'8 Settembre


Trama:


Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall’una all’altra. C’è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera – quarantasei anni portati magnificamente – ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po’ bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell’amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all’epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l’inchiesta. Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell’impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici – a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono – riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa, approdando a una verità tanto crudele quanto inaspettata.

venerdì 16 settembre 2016

Recensione 'Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili' di Paola Calvetti






Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili
Paola Calvetti


Editore: Mondadori - Genere: Letteratura Italiana
Pagine: 180 - Prezzo: 9,50 €


Inaspettati. Così sono tutti i doni degni di questo nome. E del tutto inaspettato è l'inizio di questa storia, con gli sguardi di due bambini che si sfiorano da lontano. Qualche anno dopo, a pochi giorni dal Natale, Olivia - la poco più che trentenne protagonista di questo romanzo - viene licenziata. O meglio: non viene licenziata perché non è mai stata assunta; semplicemente perde il posto di lavoro precario e si ritrova più precaria e fragile di prima. Così si rifugia in un bar tabacchi e, in attesa di riorganizzare, il suo futuro, scorre il suo curriculum pensando a tutto ciò che quelle pagine tralasciano: gli incontri che l'hanno segnata, gli amori veri e quelli che credeva lo fossero, le persone che non ha fatto in tempo ad abbracciare. E le passioni, i sogni, i fallimenti, la forza dei desideri. In quel bar tabacchi, che con il passare delle ore si popola di personaggi personaggi buffi, matti, generosi e pedanti, su Olivia veglia la nonna mai scomparsa davvero dalla sua vita, capace di leggere i segnali della felicità nelle scie di un aereo o nel verso di una poesia. La stessa nonna che le ha fatto un dono speciale: una Polaroid con la quale strappare al tempo gli istanti più belli, complici dell'inarrestabile e salvifica fantasia di Olivia. Nelle stesse ore, come in un film a montaggio alternato, irrompono tra le righe i passi di Diego. Anche per lui è un giorno speciale, forse l'alba di un nuovo inizio, che saprà offrire una tregua all'innominabile ferita che ha segnato la sua infanzia.





Sapete qual è il bello dell'essere lettori? La diversità che ci caratterizza o, meglio ancora, la capacità di esprimere le proprie emozioni, le proprie sensazioni in maniera differente. Per questo motivo un romanzo potrà essere amato da alcuni e odiato da altri, potrà lasciare un'impronta positiva nel cuore di taluni e indifferenza in talaltri. 
Ecco, "Olivia" (concedetemi di abbreviare il titolo del romanzo) rientra proprio in questa casistica: ad alcuni piace ad altri per nulla. Io rientro nel primo gruppo e adesso ve ne spiego il motivo.

22 Dicembre, solstizio d'inverno, giornata più breve dell'anno nonché simbolo di rinascita.
Per un attimo pensate al vostro 22 Dicembre: mancano 48 ore alla vigilia per cui si dà il via alla sfrenata corsa agli ultimi regali, o ai regali in generale, dipende dai punti di vista, ultimo giorno di scuola per i più piccini, aria di Natale che inebria ogni cosa. 
Per Olivia, la protagonista del romanzo in questione, le cose non stanno proprio in questi termini: il 22 Dicembre rappresenta per lei l'inizio della fine. Non vi racconterò molto altro della trama, sia perché la sinossi è molto completa, sia perché il romanzo è così breve che merita di essere letto con quel pizzico di mistero che non guasta mai. Vi basti sapere solo che il licenziamento della povera Olivia sarà l'occasione giusta per dare il via ad un vero e proprio percorso di riflessione che la porterà a comprendere che non si tratta solo ed esclusivamente di una questione di lavoro ma si andrà molto più lontano, ovvero a cercare di capire quale sia il suo posto nel mondo. 

Olivia è una giovane donna che sogna troppo, archivia cuori, scatta Polaroid e vorrebbe imparare ad essere felice più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Una donna che si è ritrovata, improvvisamente, a coniugare i verbi al passato, relegata in quella che è la categoria dei soppressi. Una donna che subodorando la catastrofe imminente ha preferito sotterrare la testa come gli struzzi, credendo unicamente alla bellezza e all'importanza dei sogni. Una donna in attesa di un segnale, una soluzione, una tregua o più semplicemente un qualcosa che somigli ad un'idea. 
Tuttavia, Olivia è anche una donna che ama le parole, il suono ed il sapore che evocano. E saranno quelle stesse parole, messe in fila l'una dietro l'altra, che rievocheranno agli occhi del lettore la sua storia. E mentre il mondo le passa accanto, con un susseguirsi di figure e situazioni, lei ripensa a tutta la sua vita racchiusa in quella scatola che tiene tra le mani, riempita alla rinfusa del suo passato e avviata verso un traballante futuro in cui riorganizzare la propria esistenza eliminando il superfluo dando vita a quello che si rivelerà un vero e proprio atto di purificazione. 
Olivia è il personaggio che non ti aspetti, una protagonista talmente vicina a quella che è la reale natura umana che inevitabilmente ci si rispecchia in lei notando quella perfetta corrispondenza di immagini, una sovrapposizione esatta e precisa. 

In contrapposizione troviamo il personaggio di Diego, una vera e propria particella solitaria. Un uomo che, al pari di Olivia, colleziona parole appuntando su un quadernetto quelle che evocano in lui un qualcosa di particolare e meravigliandosi di come, a distanza di anni, alcune di queste stesse parole perdessero il loro suono armonico. Questo è sinonimo di un cambiamento interiore, di una trasformazione. Nonostante gli sembra di essere sempre fermo nello stesso punto, in realtà è già in movimento verso un altro luogo. 
La delicatezza della storia di Diego è sorprendente. Un uomo chiamato a confrontarsi col suicidio in tenera età e che compirà un percorso di riappacificazione con se stesso, con la sua famiglia e con il mondo intero. Uno sciogliere quei nodi che lo tenevano imbrigliato come legacci troppo stretti.

Paola Calvetti dipinge con rapide ed accurate pennellate, perché come già detto la vicenda si articola nell'arco di una giornata, quello che è l'archetipo del genere umano, le sue gioie e i suoi dolori, le vittorie e le sconfitte, i desideri e i sogni infranti, in definitiva la sua precarietà. E lo fa in maniera brillante, rendendo il romanzo una piccola favola moderna che tratta tematiche sempre attuali. 

Un romanzo intimo che mi ha permesso di sentirmi molto vicina alla protagonista, una me letteraria sotto molti aspetti. Un romanzo in cui si piantano, letteralmente, desideri perché prima o poi qualcosa succederà. Un romanzo che tiene conto dell'importanza delle parole e al quale accosterei, senza ombra di dubbio, la parola leggerezza. Questa è esattamente la sensazione che si prova voltando l'ultima pagina. 


"Ci sono storie dappertutto, basta saperle ascoltare. Forse non sono buone storie, ma sono vere. E non devono necessariamente avere un lieto fine."






martedì 13 settembre 2016

Recensione 'Scrivere è un mestiere pericoloso' di Alice Basso






Scrivere è un mestiere pericoloso
Alice Basso


Editore: Garzanti - Genere: Letteratura italiana
Pagine: 341- Prezzo: 16,40 € - eBook: 9,99€


Un gesto, una parola, un’espressione del viso. A Vani bastano piccoli particolari per capire una persona, per comprenderne il modo di pensare. Una dote speciale di cui farebbe volentieri a meno. Perché Vani sta bene solo con sé stessa, tenendo gli altri alla larga. Ama solo i suoi libri, la sua musica e i suoi vestiti inesorabilmente neri. Eppure, questa innata empatia è essenziale per il suo lavoro: Vani è una ghostwriter di una famosa casa editrice. Un mestiere che la costringe a rimanere nell'ombra. Scrive libri al posto di altri autori, imitando alla perfezione il loro stile. Questa volta deve creare un ricettario dalle memorie di un’anziana cuoca. Un’impresa più ardua del solito, quasi impossibile, perché Vani non sa un accidente di cucina, non ha mai preso in mano una padella e non ha la più pallida idea di cosa significhino termini come scalogno o topinambur. C’è una sola persona che può aiutarla: il commissario Berganza, una vecchia conoscenza con la passione per la cucina. Lui sa che Vani parla solo la lingua dei libri. Quella di Simenon, di Vázquez Montalbán, di Rex Stout e dei loro protagonisti amanti del buon cibo. E, tra un riferimento letterario e l’altro, le loro strambe lezioni diventano di giorno in giorno più intriganti. Ma la mente di Vani non è del tutto libera: che le piaccia o no, Riccardo, l’affascinante autore con cui ha avuto una rocambolesca relazione, continua a ripiombarle tra i piedi.





Leggere Alice è come imbattersi in una persona con la quale si ha un legame di amichevole familiarità. Figuratevi un classico appuntamento al bar durante il quale sorgono spontanee domande come "Cosa ne è stato?" oppure "Cosa ti è successo?", che equivalgono ad un modo come un altro per aggiornarsi sullo scorrere del tempo. 
Questo è esattamente quello che è avvenuto quando, in questo secondo capitolo, ho ritrovato Vani Sarca, quel personaggio letterario capace di bucare la carta con la sua grazia da muratore e il suo linguaggio da ergastolana. 

Le vicende narrate prendono piede esattamente qualche tempo dopo rispetto al precedente romanzo, ricreando quel senso di continuità che permette al lettore di ritrovare e ritrovarsi completamente coinvolto nella storia. Il periodo scelto è quello natalizio, non propriamente congeniale alla nostra protagonista. 
Come saprete (e se così non fosse vi invito a recuperare il primo romanzo "L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome" di cui trovate la mia recensione qui), Vani è dotata di un formidabile intuito che le permette di entrare nella mente delle persone ed esplorarle ricostruendone a pieno i tratti della personalità. Questo si è sempre rivelato utile nel suo lavoro di ghostwriter ma ha una valenza maggiore in quella che è la sua nuova occupazione come 'Consulente in materia di comunicazioni e relazioni pubbliche per la Polizia di Stato', tradotto: entrare nella testa "...di delinquenti da far confessare, testimoni di cui verificare l'affidabilità, vittime la cui personalità va ricostruita per comprendere il contesto del crimine...". Insomma, tanta, tanta roba!

Ed è proprio quando Vani pensa di aver visto tutto, di aver fatto qualsiasi cosa, scritto di materie impensabili e quant'altro, ecco spuntare un nuovo progetto: la realizzazione di un 'ricettario narrativo', in cui parlare sì di pietanze, ma raccontare anche la storia della famiglia Giay Marin con l'aiuto dell'ottuagenaria cuoca Irma.
Ora, riuscite ad immaginarvi Vani ai fornelli? Quella stessa Vani che è così sconvolgentemente negata per l'arte culinaria?
Come se non bastasse, proprio grazie a questo progetto editoriale, la nostra giovane protagonista si ritroverà immersa in una storia di fratricidio che, forse, non si rivelerà tale. Spiegato quindi il titolo del romanzo perché, in questa nuova avventura, proprio lo scrivere si rivelerà essere il mestiere più pericoloso facendola incappare in uno dei più eclatanti fatti di cronaca degli ultimi anni.


"Volevo che mi parlasse ancora di quel pantano esistenziale in cui tutti ci dibattiamo nel tentativo di essere buoni e integerrimi come ci è stato insegnato, e lo schifo nel quale invece ci ritroviamo appena mettiamo inevitabilmente un piede in fallo e ci ritroviamo a vergognarci di noi. E di come, una volta che la smettiamo di piangerci addosso perché non possiamo controllare sempre tutto, possiamo quantomeno dire che, sia inferno o paradiso, prima o poi quel che è certo è che passa."


Il bello delle 'saghe', passatemi il termine, o comunque dei romanzi che rappresentano una sorta di proseguimento di un qualcosa che si era già cominciato, risiede proprio nel continuum. Nel ritrovare luoghi, personaggi e fila del discorso, lì dove si era interrotto.
Anche in questa nuova avventura vi imbatterete in Morgana, il piccolo clone di Vani, la sua miniatura; in Riccardo, che cerca di tornare a galla dopo la vendetta con i controfiocchi organizzata dalla stessa protagonista; il Commissario Berganza che sembra sempre più venuto fuori da tutti quei gialli di cui si rivela essere un esperto conoscitore, così come dell'arte dello stare ai fornelli.
Ma ne conoscerete anche di nuovi come Irma, una donna che vive nel passato e che ricorda ogni cosa con dovizia di particolari eccetto quelli riguardanti l'omicidio.
E poi c'è Vani con quella sua disarmante capacità di ricostruire storie, personalità e situazioni con quel suo modo unico e singolare e che si ritroverà impantanata in un caso che la porterà a vacillare e a chiedersi che fine abbia fatto il suo infallibile intuito; un caso che la porterà a dubitare delle poche certezze in suo possesso; un caso che nell'universo dei casi banali rappresenta l'unico in cui non ci si annoia mai.

Il modo di scrivere di Alice, il suo stile, oltre ad essere brillante e spassoso lascia emergere anche aspetti culturali non trascurabili e soprattutto ben calati nel contesto, quando si dice 'calzano a pennello!'.
I personaggi sono tridimensionali, in carne ed ossa, bucano le pagine del romanzo dando l'impressione al lettore di averli accanto, a portata di mano, come se potesse vederli.
Grazie alla presenza di sezioni del narrato incentrate su aneddoti del passato riusciamo a conoscere meglio il personaggio di Vani e tutte le sfumature del suo carattere.

Molto interessante la piega di complicità tra Sarca e Berganza (Alice posso dire che spero in qualcosa di più???), un rapporto spontaneo e che prende piede nei tempi giusti: né lento, né frettoloso.

Un romanzo ironico, fresco. Un romanzo che mette allegria per l'ottima capacità linguistica e per l'attaccamento a quei personaggi così tangibili.
Adesso non mi resta che farmi spazio, cercando di accaparrarmi un posto in prima fila, insieme alle altre colleghe blogger che aspettano, con ansia, una nuova avventura della mitica Vani.







sabato 10 settembre 2016

Un anno nella blogosfera/Giveaway di compleanno!


Squillino le trombe, rullino i tamburi... ehm... Buonsalve lettori! Oggi siamo un po' su di giri. Come dite? Perché parlo al plurale? Ma perché oggi si festeggiaaaaaa!
Come cosa si festeggia? Farò finta di non avervi sentito che è meglio! Dicevo, oggi si festeggia il primo anno di vita del mio angolino nella blogosferaaaa! 
Avete ragione, la smetto di urlare ma la verità è che sprizzo, anzi sprizziamo (io e il blog!) gioia da tutti i pori. Ora, non starò qui a fare bilanci, vi dirò semplicemente che questo per me è stato un anno in evoluzione se pensate che pochi mesi dopo l'apertura avrei voluto chiudere i battenti ed invece sono qui a soffiare la prima di una lunga serie di candeline, si spera, come una marmocchia festante!

Gestire un blog richiede tempo e sacrificio ma alla fine, io e lui, abbiamo trovato il giusto compromesso e procediamo col vento in poppa in mare aperto. Tutto questo avviene solo ed esclusivamente grazie a voi lettori, sia chi si sofferma a lasciare un commento, sia chi passa semplicemente a dare uno sguardo. Ogni vostra visita instilla una goccia di fiducia in più in noi facendoci sentire davvero fortunati! Un grazie anche a tutte le colleghe book blogger, il confronto con voi è essenziale per la mia crescita personale così come la grande amicizia che lega alcune di voi a me (non ti commuovere My dear, in realtà so che hai il cuore tenero!).
Ecco, avevo preparato una pseudo scaletta di cose da dirvi ma va a finire che ci scappa la lacrimuccia e stiamo qui fino a domani per cui una sola parolina per esprimere, a tutti voi, la mia gratitudine: 


GRAZIE!!!!!


Dopo questo piccolo preambolo veniamo al dunque. Per l'occasione, come forma di ringraziamento, ho deciso di organizzare un Giveaway di Compleanno semplice e, spero, carino!





L'evento ha inizio oggi, 10 settembre e terminerà alle 23:59 del 23 settembre (i commenti pervenuti dopo tale orario non saranno presi in considerazione!)
Il vincitore, che sarà uno, verrà estratto mediante il sito internet Random.org e sarà proclamato in un post qui sul blog sabato 24 settembre, nel pomeriggio!




COME PARTECIPARE


Le regole per la partecipazione sono semplicissime:

- diventare Lettori Fissi del blog (trovate il box nella colonna di destra e vi basterà cliccare sul tastino 'segui'). Ora, anche se credete di essere iscritti ricontrollate perché Blogger si diverte, ogni tanto, a fare pulizie sia in primavera che in qualsiasi altra stagione!

- seguirmi sulla pagina Facebook e sul mio profilo Instagram (tale passaggio non è vincolante ma mi fa sempre piacere vedervi crescere anche lì!)

- condividere l'evento su qualsiasi piattaforma social vogliate (profilo privato e/o pagina se ne gestite qualcuna!), per strada, tramite whatsapp, insomma come vi pare (anche in questo caso solo se vi va!)

- commentare questo post (solo ed esclusivamente questo post, non prenderò in considerazione commenti in altri luoghi) specificandomi il nome con cui siete iscritti ai lettori fissi (siate il più precisi possibile perché devo cercarvi nel vasto mare di lettori e solo dopo avervi individuati vi assegnerò il numero di partecipazione!), il libro che vorreste aggiudicarvi tra quelli scelti per l'occasione e la vostra email (se non volete lasciarla pubblicamente, inviatemi un messaggio in pagina oppure alla seguente email: appuntidiunagiovanereader@gmail.com), mi raccomando indirizzo valido perché mi servirà per contattare il vincitore che mi fornirà il suo indirizzo di spedizione per l'invio del premio!

Ora, una piccola cortesia in modo da non squalificare nessuno: una volta lasciato il commento, nei giorni seguenti, passate a ricontrollare che vi sia stato assegnato un numero perché, se così non fosse troverete sicuramente una mia indicazione circa la parte mancante!





PREMI IN PALIO


È sempre difficile scegliere dei titoli che possano soddisfare tutti i gusti + 1 (per dirlo alla Harry Potter!), in questa circostanza ho deciso di dare spazio a romanzi che, a mio avviso, andrebbero letti e punto. Di alcuni trovate anche la mia recensione, quindi se vi va spulciate pure nel blog prima di attuare la vostra scelta. Spero di non mettervi molto in crisi perché sono tutti bellissimi, parola di giovane reader!!!



Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo
Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo



Otto titoli, diversi tra loro, che abbracciano vari generi. Vi ricordo che ne dovrete scegliere uno soltanto che invierò al vincitore in formato cartaceo! 
Bene, credo che non ci siano ulteriori raccomandazioni, spero partecipiate in tanti e diffondiate il verbo. Se avete dubbi o domande potete contattarmi alla email appuntidiunagiovanereader@gmail.com oppure con messaggio privato all'omonima pagina Facebook.
Io non posso che ringraziarvi ancora e farvi il mio personalissimo in bocca al lupo. Che vinca il migliore o, per dirla nella maniera più corretta, il più fortunato!!!






giovedì 8 settembre 2016

Recensione 'La sposa scomparsa' di Rosa Teruzzi






La sposa scomparsa
Rosa Teruzzi


Editore: Sonzogno - Genere: Giallo
Pagine: 176 - Prezzo: 14,00 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO CE)


Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall’una all’altra. C’è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera – quarantasei anni portati magnificamente – ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po’ bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell’amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all’epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l’inchiesta. Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell’impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici – a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono – riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa, approdando a una verità tanto crudele quanto inaspettata.





Come avrete capito, sono un'amante dei gialli e lo sono ancor più se a compiere le indagini non è un vero e proprio commissario ma un personaggio qualunque, il personaggio della porta accanto. Se poi si tratta di un trio, magari di donne, imparentate, simbolo di tre diverse generazioni, dai caratteri che più disparati non si può, allora ne sono letteralmente conquistata ed è allora che io il romanzo lo divoro.

Se, come me, deciderete di leggere "La sposa scomparsa" vi ritroverete, già dall'apertura, dinanzi ad una scena che ha richiamato alla mia mente le atmosfere gotiche: un vecchio casello ferroviario adibito a casa-bottega, lo sferragliare di un treno, una donna vestita di nero da capo a piedi, gli occhi velati dalla cataratta, il cielo plumbeo, solcato da serpentine luminose, lampi, presagio dell'imminente temporale. È così che ha inizio il romanzo e tanto basta per attrarre il lettore in quel vortice di pagine, in quella intricata matassa che è il caso di Carmen Minardi.

L'8 agosto 1988 Carmen scompare nel nulla senza lasciare una traccia, un appiglio che faccia ben sperare la povera madre che, a distanza di ben ventisei anni, non riesce a darsi pace. Sarà questo il motivo che spingerà la donna presso il famoso casello, in quella giornata di pioggia di cui vi ho parlato poc'anzi. Sarà la sua sofferenza, il suo essere una madre distrutta, una donna senza speranze e prosciugata dall'attesa, il suo dolore, a spingere Libera, la madre, Iole, la nonna, e Vittoria, figlia e nipote poliziotta, a riaprire uno dei cosiddetti cold case, quelle storie di omicidi che, riposte in scatoloni di cartone, vengono stipate su imponenti scaffali insieme a tanti altri casi irrisolti. 


"Quando qualcuno muore di morte violenta o scompare, improvvisamente il male emerge dai cassetti in cui lui o lei o la sua famiglia lo avevano nascosto. Segreti, delitti, menzogne, tradimenti, piccole e grandi meschinità vengono portate a galla dall'inchiesta o dalle voci di popolo. Non sempre sono reali, a volte rappresentano piuttosto il frutto del desiderio così umano di spiegare tragedie inesplicabili cercando una colpa - una motivazione - nel passato delle vittime. È come se ci consolassimo dicendo: a me non può succedere."


Con uno stile narrativo fluido, scorrevole, privo di inutili fronzoli, la Teruzzi riesce a dare vita ad un giallo che rispetta a pieno le caratteristiche basilari di questo genere letterario. Prima di tutto l'indagine, la ricostruzione del caso e le piste da perseguire che risultano ben costruite e accurate. Ogni aspetto ricopre un proprio ruolo e si incastra alla perfezione in quello che è il quadro generale. Tutto torna, dall'inizio alla fine
Si viene a creare, inoltre, una sorta di comunicazione narrativa tra i protagonisti (a voler essere precisi Libera) ed il lettore, una sorta di interazione, diretta in alcuni casi e indiretta in altri, pensiamo ai ragionamenti prettamente psicologici che avvengono nella mente di chi indaga. Fino ad arrivare all'assassino ed in questo caso, credetemi, non ci arriverete mai!

I personaggi, alquanto ordinari, gente che incontrereste uscendo di casa, per intenderci, sono dotati di carattere, sono delle personalità molto forti ed è davvero impossibile non affezionarcisi. 
Nel romanzo conosceremo tre generazioni di donne. Iole, la nonna, una settantenne che pratica l'amore libero oltre allo yoga e che fuma canne, il tutto in ottemperanza a quello che è il suo motto: la vita è come una partita in cui bisogna spendersi al cento per cento senza risparmiarsi esperienze ed emozioni. Iole che darà inizio ad una vera e propria crociata per fare luce su quello che è stato il destino della povera vittima. 

A lei si accompagna Libera, il personaggio al quale mi sono più legata e per il quale emergono maggiori elementi di caratterizzazione. Libera è una donna che ha dovuto subire una grande perdita, la morte di suo marito Saverio, anche lui agente di polizia, in circostanze poco chiare. Una donna che aveva rinunciato a lottare accontentandosi della spiegazioni ufficiali concernenti tale morte senza mai esercitare le giuste pressioni, cosa che le rinfaccerà sua figlia dando il via a quel rapporto sfuggente e piuttosto altalenante che le contraddistingue. Rassegnatasi, chiusasi a riccio, si era limitata ad incorniciare la foto del defunto marito e a conservarne i vestiti. Sarà l'identificarsi con Rosalia, la madre della vittima, a far scattare in lei quel senso di vergognosa curiosità, misto ad umana compassione che la porterà a comportarsi come i protagonisti dei gialli che legge, fonte di ispirazione per la sua personale indagine. 

Infine Vittoria, la bambina solitaria divenuta una venticinquenne silenziosa, determinata e fragile nella sua durezza. Lei che è dedita al suo lavoro tanto da non avere, almeno all'apparenza, una vita privata, degli amici, ma solo colleghi. Una giovane donna che sente l'urgenza della verità e della vendetta per l'omicidio paterno e che si interesserà al caso della Minardi solo dietro le sconvolgenti scoperte delle due detective di famiglia. 

Insomma un giallo come pochi, una penna da tenere d'occhio quella di Rosa Teruzzi che, a mio avviso, potrebbe dare il via ad una vera e propria serie con tre protagoniste esilaranti. Questo è il mio augurio per lei e quello a cui auspicherei come lettrice.







lunedì 5 settembre 2016

Recensione 'L'uomo che inseguiva i desideri' di Phaedra Patrick






L'uomo che inseguiva i desideri
Phaedra Patrick


Editore: Garzanti - Genere: Letteratura Internazionale
Pagine: 277 - Prezzo: 16,90 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO CE)


Da un anno, ogni mattina, Arthur Pepper si sveglia alle sette e compie con esattezza gli stessi gesti. Si veste seguendo un ordine preciso, mangia una fetta di pane tostato, poi alle otto e mezzo si mette a sistemare il giardino. Questo è l’unico modo per superare il dolore per la perdita dell’amata moglie, Miriam, dopo tutta una vita passata insieme. Solo così gli sembra di poter fingere che lei sia ancora con lui. Ma il giorno del primo anniversario della sua scomparsa, Arthur prende coraggio e decide di riordinare gli oggetti di Miriam. Nascosta tra gli stivali, vede improvvisamente una scatolina. Dentro c’è un braccialetto con dei ciondoli: sono a forma di tigre, fiore, elefante, libro e altri piccoli oggetti. L’uomo sulle prime è perplesso; la moglie non indossava gioielli. Ma poi guarda con più attenzione e si accorge che su un ciondolo è inciso un numero di telefono, che Arthur non può fare a meno di chiamare subito. È l’inizio della ricerca e delle sorprese. Seguendo i ciondoli Arthur compie un viaggio che lo porta su un’assolata spiaggia di Goa che ha visto la donna giocare con un bambino indiano, a Londra da un famoso scrittore, in un’accademia d’arte dove è custodito un ritratto di Miriam da giovane, a Parigi in una raffinata boutique, in un castello della campagna inglese dove incontra una tigre, e in tanti altri luoghi che non aveva mai visitato. Un viaggio che gli fa scoprire una Miriam sconosciuta, ma che ha ancora tanto da insegnargli.





Nella vita abbiamo due scelte: restare o andare via. Alla prima, il dizionario affianca termini come 'trattenersi' o 'rimanere fermi in un luogo' e quindi non voler conoscere, più che non potere. La seconda è accompagnata, sempre dal suddetto dizionario, da sinonimi come 'muoversi', 'dirigersi' o 'recarsi', in più quella piccola locuzione via apre la strada al compimento di un viaggio, un viaggio di scoperta, di conoscenza, un viaggio che possa far luce. Ed è proprio questo il percorso che intraprenderà, pagina dopo pagina, il sessantanovenne Arthur Pepper, il protagonista di questa storia. 

Dalla morte della moglie Miriam, la sua anima gemella, la donna con la quale era in sintonia di pensieri, emozioni e desideri, Arthur ha scelto di restare, di relegarsi dentro quella casa piena di ricordi, senza alcuna voglia di mettere il naso fuori dalla porta. Un uomo metodico, confortato da quella stessa routine che compie quotidianamente, un uomo che non ricorda il momento esatto in cui aveva smesso di essere giovane per ritrovarsi improvvisamente vecchio, un uomo rimasto solo tanto che "...il silenzio assoluto della sua solitudine era più assordante di qualsiasi rumore lo avesse fatto arrabbiare in passato...".

Sarà il ritrovamento di un gioiello appartenuto alla moglie, un bracciale per l'esattezza, a rappresentare l'ostacolo alle sue buone intenzioni di voler continuare a vivere sì, ma restando fermo. 
Quel bracciale con i suoi otto ciondoli, completamente sconosciuto agli occhi di Arthur fino a quel momento, evocherà in lui una sensazione inquietante, quasi come se stesse spiando sua moglie e quella che era stata la sua vita prima di lui. Ogni ciondolo racchiude una storia ed ogni ciondolo è la causa di domande che sino a quel momento non erano mai esistite, portandolo ad aprire porte che forse sarebbe stato meglio lasciare chiuse per conservare intatto il ricordo di quella moglie che, in realtà, sembrerebbe non conoscere. 

Toccando l'India, l'Inghilterra e la Francia e sospinto dallo spirito di Miriam, Arthur compirà un viaggio non solo fisico ma spirituale. Un viaggio interiore che fungerà da cambiamento per lo stesso protagonista. Una ricerca che smuoverà qualcosa dentro di lui, facendolo riflettere su sua moglie, sul suo matrimonio e sulla sua famiglia, ma portandolo a comprendere che non si tratta più solo di Miriam, ma di se stesso.
Il suo andare via rappresenta il volersi sentire vivo, libero dalla sbarre di quella prigione dorata che si era costruito attorno e dove il ricordo, il dolore per la perdita di Miriam è ancora fresco. 

Con uno stile fluido, semplice, a tratti esilarante, l'autrice mette in scena una vera e propria favola in cui la magia, l'amore, la gioia del sorprendersi e del riscoprire se stessi costituiscono gli elementi essenziali. 
I personaggi sono tutti ben delineati, macchie di colore dai contorni netti e definiti; accanto al protagonista principale si muovono altre figure, delle comprimarie, a dire la verità. Spiccano Lucy, definita il ragno al centro della tela di famiglia, colei che deve tenere i fili insieme, colei che ha un forte desiderio di maternità e che, a differenza di suo fratello Dan che cade sempre in piedi, è costretta a sudarsi ogni cosa nella vita, e Dan che non dimostra alcun tipo di interesse e gratitudine per la sua esistenza e per quella paterna, anzi tra i due sembra essersi instaurato un rapporto in bilico, come se si trattasse di due personalità incompatibili soprattutto ora che si nota l'assenza della madre. 
Tuttavia, il cuore pulsante del romanzo è Arthur Pepper con la sua palpabile evoluzione, così come il cambiamento interiore che lo accompagna ogni qual volta incontra una persona o ascolta una storia. Lui che non vuole essere il vedovo di Miriam, che non può essere definito dalla condizione che lo caratterizza in seguito alla morte della moglie.

Un romanzo intimo, dalle tinte delicate, gentili, un romanzo che inneggia alla vita, alla riscoperta di se stessi, alla bellezza delle piccole cose e soprattutto all'amore incondizionato, quel sentimento che muove il mondo intero. 
Se volete sognare, emozionarvi, sorprendervi e viaggiare tra le pagine di un buon libro, questo è il romanzo che, senza ombra di dubbio, fa al caso vostro.