Pista nera
Antonio Manzini
Editore: Sellerio - Genere: Giallo
Pagine: 273 - Prezzo: 13,00 € - eBook: 8,99€
Pagine: 273 - Prezzo: 13,00 € - eBook: 8,99€
Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d'Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un'intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Difficile individuare quella giusta, data la labilità di ogni cosa, dal clima alle passioni alla affidabilità dei testimoni, in quelle strette valli dove tutti sono parenti, tutti perfettamente a loro agio in quelle straricche contrade, tra un negozietto dai prezzi stellari, un bar odoroso di vin brulé, la scuola di sci, il ristorante alla mano dalla cucina divina.
È con grande gioia che posso annunciarvi di aver letto finalmente Manzini e, soprattutto, di essere entrata a far parte del fan club delle sostenitrici del vicequestore Rocco Schiavone.
Questo perché, al di là del caso, che trovate magistralmente raccontato nella sinossi e sul quale non aggiungerò altro, al di là del giallo in sé, mirabilmente costruito dalla penna dello scrittore, quello che mantiene le redini, le fila di tutto il discorso è, senza ombra di dubbio, il protagonista.
Rocco Schiavone è un personaggio e, quando uso questa parola intendo un Personaggio, con la maiuscola. Vicequestore di Trastevere, è stato trasferito, esiliato, in fretta e furia, ad Aosta. Basterebbe questo trasferimento rapido, in sordina, a rendere il protagonista interessante agli occhi del lettore e a quelli degli altri personaggi che muovono i loro passi nella storia. Ciò lascia intendere, sin da subito, che il suo passato è macchiato da un'ombra così grande da dover interrompere quella che da tutti era considerata una fulgida carriera.
Con indosso l'immancabile loden verde e le Clarks ai piedi, segni distintivi della sua personalità e del suo odio per il clima freddo e austero della montagna, Rocco Schiavone inizierà a compiere la propria indagine, ricomponendo i tasselli di un puzzle di non facile inquadratura, tasselli che vi faranno sospettare di tutto e di tutti, fino alla risoluzione ultima perché, sebbene i colpevoli vengano scoperti in una situazione particolarmente eclatante, la spiegazione della loro colpevolezza avverrà solo sul finale.
Un personaggio schietto, diretto, pungente, intollerante ed attaccabrighe. Un attento osservatore, uno alla mano, uno dal quale c'è sempre da imparare. Un poliziotto corrotto, violento, che odia il suo lavoro, che si sente sporco ogni volta che chiude un caso, come se fosse lui l'assassino, consapevole, però, di non poter semplicemente toccare l'orrore senza farne parte. Lui "...che tentava di dimenticare il male fatto e quello ricevuto. Il sangue, le urla, i morti. Che si ripresentavano dietro le palpebre ogni volta che le chiudeva...".
Un uomo che classifica le persone con cui interagisce, al primo sguardo o da un semplice movimento, secondo quello che è il suo personalissimo bestiario mentale.
Palpabile il forte attaccamento alla capitale, il forte senso di nostalgia che lo porta con la testa sempre lì, a quella Roma in cui "...di questi tempi fa freddo, ma spesso c’è la tramontana che spazza via le nuvole. E allora c’è il sole. E fa freddo. La città è rossa e arancione, il cielo azzurro ed è bello camminare per le strade sui sampietrini. Escono fuori tutti i colori, quando c’è la tramontana. Come uno straccio che toglie la polvere accumulata su un quadro antico...".
Un uomo che per definire la sua stessa condizione afferma: "sto come quando a sette e mezzo in mano hai un cinque".
Un duro dal cuore tenero, un personaggio al quale, nonostante tutti i difetti possibili ed immaginabili, il lettore non può far altro che legarsi, non può far altro che lasciarsi conquistare.
I lunghi capitoli sono scanditi dallo scorrere del tempo. Spesso si tratta di interi giorni ma, in taluni casi, anche di momenti della giornata. Classico il siparietto quasi comico che ha per protagonisti il vicequestore e il sottoposto poco professionale e altamente ridicolo, aiuta a smorzare i toni seriosi, ma piacevoli, della narrazione.
Ogni capitolo si conclude, poi, con una parte corsivata, fuori dal tempo, in cui Rocco Schiavone si ritrova a parlare con sua moglie Marina, che rappresenta per lui un porto sicuro, dove aveva attraccato senza sentire il bisogno di andare in giro per mare. Quella donna che è più simile ad un'ombra, che rappresenta la coscienza dello stesso Rocco, quella con cui fare i conti, una sorta di Fata Turchina, colei che lo riporta alla ragione.
Un giallo tutto italiano, nel quale, con mano esperta, Manzini traccia le brutture della nostra nazione dall'interno di quella scatola che è la questura. Un romanzo consigliato soprattutto agli amanti del genere che apprezzeranno senza ombra di dubbio questa celeberrima saga. Io, dal canto mio, mi immergerò presto in una nuova avventura del vicequestore Rocco Schiavone.
Un personaggio schietto, diretto, pungente, intollerante ed attaccabrighe. Un attento osservatore, uno alla mano, uno dal quale c'è sempre da imparare. Un poliziotto corrotto, violento, che odia il suo lavoro, che si sente sporco ogni volta che chiude un caso, come se fosse lui l'assassino, consapevole, però, di non poter semplicemente toccare l'orrore senza farne parte. Lui "...che tentava di dimenticare il male fatto e quello ricevuto. Il sangue, le urla, i morti. Che si ripresentavano dietro le palpebre ogni volta che le chiudeva...".
Un uomo che classifica le persone con cui interagisce, al primo sguardo o da un semplice movimento, secondo quello che è il suo personalissimo bestiario mentale.
Palpabile il forte attaccamento alla capitale, il forte senso di nostalgia che lo porta con la testa sempre lì, a quella Roma in cui "...di questi tempi fa freddo, ma spesso c’è la tramontana che spazza via le nuvole. E allora c’è il sole. E fa freddo. La città è rossa e arancione, il cielo azzurro ed è bello camminare per le strade sui sampietrini. Escono fuori tutti i colori, quando c’è la tramontana. Come uno straccio che toglie la polvere accumulata su un quadro antico...".
Un uomo che per definire la sua stessa condizione afferma: "sto come quando a sette e mezzo in mano hai un cinque".
Un duro dal cuore tenero, un personaggio al quale, nonostante tutti i difetti possibili ed immaginabili, il lettore non può far altro che legarsi, non può far altro che lasciarsi conquistare.
I lunghi capitoli sono scanditi dallo scorrere del tempo. Spesso si tratta di interi giorni ma, in taluni casi, anche di momenti della giornata. Classico il siparietto quasi comico che ha per protagonisti il vicequestore e il sottoposto poco professionale e altamente ridicolo, aiuta a smorzare i toni seriosi, ma piacevoli, della narrazione.
Ogni capitolo si conclude, poi, con una parte corsivata, fuori dal tempo, in cui Rocco Schiavone si ritrova a parlare con sua moglie Marina, che rappresenta per lui un porto sicuro, dove aveva attraccato senza sentire il bisogno di andare in giro per mare. Quella donna che è più simile ad un'ombra, che rappresenta la coscienza dello stesso Rocco, quella con cui fare i conti, una sorta di Fata Turchina, colei che lo riporta alla ragione.
Un giallo tutto italiano, nel quale, con mano esperta, Manzini traccia le brutture della nostra nazione dall'interno di quella scatola che è la questura. Un romanzo consigliato soprattutto agli amanti del genere che apprezzeranno senza ombra di dubbio questa celeberrima saga. Io, dal canto mio, mi immergerò presto in una nuova avventura del vicequestore Rocco Schiavone.
Anna ciao! Ecco un'altra che è stata colpita dalla freccia di Cupido. Manzini è un grande oratore ed è riuscito a costruire un giallo italiano che crea dipendenza. Bacetti
RispondiEliminaBabaaaa! Direi colpita e affondata! Baci
EliminaOh Anna anche io voglio conoscere Rocco Schiavone, e dopo averti letto ancora di più. Se già ero decisa a leggerlo ora non vedo l'ora
RispondiEliminaSìììì Chiara, corriiiii! Dobbiamo metterci in pari prima della serie tv :) Io mi procuro "La costola di Adamo", titolo affascinante!
EliminaChe bella recensione Anna! Complimenti complimenti.
RispondiEliminaLea
Grazie Lea, sono contenta che ti sia piaciuta soprattutto perché tu ami il genere! Un abbraccio
EliminaMaestà... senza parole! Che recensione!
RispondiEliminaDetto da te vale tantissimo <3
EliminaCiao Anna! Anch' io a breve prenderò parte al fan club! Una delle mie prossime letture sarà La costola di Adamo! Ribadisco ancora una volta che leggerti è un piacere, bella recensione!
RispondiEliminaTi ringrazio Rosa e non vedo l'ora di leggere la tua di recensione, spero di procurarmi "la costola di Adamo" entro breve :)
EliminaBenvenuta nel club! ;)
RispondiEliminaEvviva i club!!!
EliminaSiamo in parecchie a contenderci il vicequestore. Io sono cotta ti avviso, lotterò fino all'ultimo colpo! A parte le mie cretinate, mi è piaciuto molto il tuo raccontare Rocco, l'ho perfettamente ritrovato intatto come nei miei pensieri:-)
RispondiEliminaIn tbr il prossimo mese :-)
Bravissima Anna, sempre piacevoli le tue parole. A presto
Cuore, ti sfido a duello per Rocco! Ahahahah, scherzo!
EliminaSpero di proseguire presto :)
Ah è nella mia lista da una vita! è proprio ora di comprarlo :)
RispondiEliminaIl suo momento è giunto, sono sicura che ti piacerà :)
EliminaBenvenuta nel Rocco Schiavone fan club!!
RispondiEliminaYuppiiiii ;)
Elimina