Se mi seguite da un po', saprete della mia propensione per i romanzi che raccontano storie e avvenimenti realmente accaduti. Mi sono resa conto che, come lettrice, nei miei momenti bui (e questa estate è stato uno di quei lunghissimi periodi di blocco) faccio incetta di romanzi di questo tipo.
Ed oggi, dunque, eccomi qui a parlarvi del nuovo lavoro di Ilaria Tuti che, discostandosi momentaneamente dalla serie che ha per protagonista Teresa Battaglia, porta alla luce un avvenimento storico, realmente accaduto, e sconosciuto ai più.
Con dedizione e accuratezza, muovendosi tra i meandri di una terra che conosce alla perfezione, l'autrice celebra il coraggio e la resilienza delle Portatrici Carniche, quelle donne che durante il Primo Conflitto Mondiale furono investite dal gravoso compito di riempire le loro gerle, che per secoli avevano trasportato infanti, corredi per le spose e legna che scalda corpi e cuori, con viveri, medicinali e munizioni, inerpicarsi lungo i sentieri di montagna, a confine con l'Austria, e aiutare i soldati italiani al fronte.
Una storia ambientata ai tempi della guerra sì, ma soprattutto una storia di donne, abituate da sempre ad essere definite attraverso i bisogni di qualcun altro, forgiate nel corpo e nello spirito dalla fatica di ogni giorno, nate con un debito di lavoro sulle spalle, un debito che ha la forma della gerla. Una storia di solidarietà e dignità.
La Tuti parte dal generale, da un manipolo di donne accomunate dalla
fatica, dalla sofferenza e dal coraggio, per scendere poi nel
particolare e dedicare la sua completa attenzione ad Agata che diventa
la protagonista indiscussa, nonché voce narrante, attorno alla quale far
muovere tutti gli altri personaggi.
Ma la storia del singolo è un
fermoimmagine delle esistenze di tutti, di chi ha vissuto il dolore
della perdita, seppellito cadaveri, percorso la china di montagne dalle
cime puntute che si stagliano contro un cielo lapislazzuli, imbracciato
un fucile per liberarsi di quel nemico che non è poi tanto diverso da sé
stessi.
Pagina dopo pagina impareremo a conoscere Viola, con la sua esuberanza e il suo entusiasmo; Caterina, la saggezza pacata e a volte ruvida della maturità; Maria, il rosario tra le dita e sempre una preghiera sulle labbra; Lucia, con i suoi sorrisi che conducono l'anima alla docilità; Agata, un uccello da richiamo che canterà per le sue amiche, in un patto di obbedienza, che forse le imprigionerà in un'impresa suicida.
C'è ansia, inquietudine e paura, quella paura dettata dalla sensazione sempre più abbacinante che la mente non regga, che non sia mai più possibile tornare indietro e che il colore nero riesca a contaminare ogni cosa.
Tra luci e ombre, gioie e dolori, vittorie e sconfitte, la Tuti si riconferma grande narratrice e, nonostante abbia dovuto condensare avvenimenti in archi temporali esigui, semplificare il più possibile le dinamiche militari e romanzare a tratti la trama, riesce a nobilitare il coraggio delle Portatrici che sono un esempio di come anche le donne abbiano avuto un ruolo determinante e, nello specifico essenziale, per scrivere alcune pagine della nostra Storia che non è dipesa e non dipende solo ed esclusivamente dal sesso maschile.
Non è facile parlare di un romanzo così bello, crudo e vero. Non è facile riporlo sullo scaffale dei libri letti senza avvertire un peso sul cuore perché quanto raccontato è accaduto realmente, ci riguarda eppure ne eravamo all'oscuro perché non se ne è mai parlato abbastanza.
Bella recensione!
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