La vita in più è un percorso spirituale verso la guarigione, facendo pace con se stessi e con i propri fantasmi. È un attraversare il dolore con consapevolezza, sperando di incontrare quel senso che renda i giorni degni di essere vissuti. È un liberarsi dei ricordi, recidendo i legami con un passato, una vita, a cui non apparteniamo e che non ci appartiene più. È una negoziazione tra due parti di noi stessi: la malattia, una risposta ad un tenace desiderio di annullamento sopraggiunto nell'animo del protagonista, e quella che, invece, desidera sopravvivere. È il senso di attesa che induce a vivere ogni attimo in maniera unica e irripetibile.
È una storia vera quella di Fabio, un viaggio attraverso i suoi occhi e quelli del suo personaggio. Trentasei lunghe giornate trascorse tra le corsie, i reparti e le stanze di un ospedale. Una dimensione uniforme in cui il tempo si dilata, trasformandosi in non tempo, e si perdono le coordinate della propria rotta.
Tutto ha inizio con una lombalgia, un comune dolore alla schiena, l'esito di una risonanza magnetica che non è poi tanto grave a detta dell'accondiscendente medico di base e l'impegnativa di ricovero urgente, un contentino concesso ad un altro paziente ipocondriaco. La sala d'attesa del pronto soccorso, un semplice codice verde, un'anamnesi svogliata con un medico molto poco interessato al suo caso, palpazione del fegato, dolore. Gel sull'addome, ecografia, una sonda che preme. Un cancro. Niente sarà più come prima.
Il ricovero, i giorni scanditi da rituali, azioni che si ripetono sempre identiche come punti fermi: la brioche al pistacchio, le sigarette, le visite di parenti e amici chiamati a rapportarsi, in maniera diversa, con una notizia tanto sconvolgente quanto improvvisa, la terrazza da cui guardare la vita che scorre.
Mentre cerca di stipulare un'alleanza con la vita, facendo i conti con la paura di non farcela e con il riflesso di se stesso, davanti allo specchio, così diverso da quello che era, il protagonista ripercorre tutta la sua esistenza. L'adolescenza, le ansie per un futuro che sente dileguarsi prima ancora di averlo vissuto, l'amore mai cercato eppure sempre trovato, nei tradimenti e nelle storie finite, tra le braccia di una prostituta, prima, e nella relazione con la compagna, poi. Un uomo comune, in conflitto tra speranza e depressione.
Il fulcro di tutto è proprio la voce del protagonista che, come anche le altre figure che calcano il palcoscenico della sua vita, non è un personaggio statico ma è permeato di quella dinamicità necessaria ad attraversare il dolore. Si adatta, muta e si trasforma. Perdona tutti gli errori del passato, dettati dalla paura del giudizio e commessi nella speranza di essere valutato per le intenzioni piuttosto che per i risultati. Riscopre il senso dell'amicizia, dell'amore e della famiglia, del rimanere insieme semplicemente tenendosi per mano.
Il fulcro di tutto è proprio la voce del protagonista che, come anche le altre figure che calcano il palcoscenico della sua vita, non è un personaggio statico ma è permeato di quella dinamicità necessaria ad attraversare il dolore. Si adatta, muta e si trasforma. Perdona tutti gli errori del passato, dettati dalla paura del giudizio e commessi nella speranza di essere valutato per le intenzioni piuttosto che per i risultati. Riscopre il senso dell'amicizia, dell'amore e della famiglia, del rimanere insieme semplicemente tenendosi per mano.
La storia scritta da Rizzoli non si esaurisce nelle centosessantadue pagine che compongono questo romanzo. C'è un prima e c'è un dopo e La vita in più costituisce una sorta di spartiacque, una nuova possibilità che si manifesta proprio nell'azione del non morire, che non significa sopravvivere, ma amplificare la vita.
Tutto questo viene raccontato dal protagonista in maniera minuziosa con una scrittura che non cerca giri di parole per indorare la pillola ma che, senza sbavature, narra la realtà dei fatti così com'è, piena dei pensieri, delle immagini, delle sensazioni e delle emozioni impresse in occhi, mente e cuore.
C'è sofferenza così come c'è paura, ma anche speranza e, sopra ogni cosa, amore. La vita in più, infatti, è un inno all'amore. L'amore per se stessi, l'amore con cui accogliamo tutto ciò che esiste e l'amore che riceviamo. Se c'è l'amore, in qualsiasi declinazione esso sia, abbiamo una ragione sufficiente per continuare a vivere. La vita in più va inteso, anche, come un vero e proprio processo di metabolizzazione dell'accaduto. È come se, mettendo tutto nero su bianco, l'autore sia riuscito a fare il punto della situazione, guardando ogni cosa dal di fuori con maggiore consapevolezza. Ci è passato, sa cosa significa, è in grado di raccontarlo ed è pronto ad abbracciare la sua nuova vita. La vita in più, appunto.
Recensione (e foto) molto bella, di un romanzo che avevo incrociato in una newsletter senza soffermarmici troppo. Forse per un altro momento, ma lo appunto, grazie! :)
RispondiEliminaGrazie a te Michele :)
EliminaCiao Anna, volevo ringraziarti per quella che a tutt'oggi la recensione più bella e meticolosa del mio libro. Grazie ancora. Fabio
RispondiEliminaSono io, Fabio, che ti ringrazio di cuore per averla letta ed aver trovato il tempo di lasciarmi un tuo commento. Grazie, davvero!
EliminaDeve essere molto bello!
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