Primo lunedì di settembre e, come avrete notato, il blog è tornato alla sua normale attività dopo la pausa estiva ed io sono più carica che mai. Oggi vi lascio la recensione di uno dei primi romanzi che mi hanno fatto compagnia nei giorni di vacanza. Si tratta di una serie che ho tutta l'intenzione di portare a termine. Buona lettura!
Il senso del dolore
L'inverno del commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Editore: Einaudi - Genere: Giallo
Pagine: 189 - Prezzo: 12,00 €
Pagine: 189 - Prezzo: 12,00 €
Napoli, 1931. Marzo sta per finire, ma della primavera ancora nessuna traccia. La città è scossa dal vento gelido e da una notizia: il grande tenore Arnaldo Vezzi – voce sublime, artista di fama mondiale, amico del Duce – viene trovato cadavere nel suo camerino al Real Teatro di San Carlo prima della rappresentazione di Pagliacci. La gola squarciata da un frammento acuminato dello specchio andato in pezzi. A risolvere il caso è chiamato il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, in forza alla Squadra Mobile della Regia Questura di Napoli. Investigatore anomalo, mal sopportato dai superiori per la sua insofferenza agli ordini ed evitato dai sottoposti per il carattere introverso, Ricciardi coltiva nell’animo tormentato un segreto inconfessabile: fin da bambino vede i morti nel loro ultimo attimo di vita e ne sente il dolore del distacco. Mentre i giorni passano e il vicequestore incalza, timoroso dell’impazienza del regime che da Roma chiede chiarezza ed esige che i colpevoli siano consegnati alla giustizia, la città freme sotto un alone cupo e livido, il risentimento cova nei vicoli e nei bassi, i raggi del sole illuminano a squarci le facciate degli antichi palazzi. Attento alle esigenze dei più deboli, il commissario segue il suo senso di giustizia per dare un nome all’assassino.
Avevo avuto modo di conoscere e apprezzare la scrittura di De Giovanni già la scorsa estate con la raccolta Nove volte per amore. Passato oramai un anno, mi sono detta che i tempi erano maturi per fare un salto definitivo nel suo mondo di storie e parole, un avvicinamento in grande stile, dunque, per conoscere uno dei protagonisti indubbiamente più amati nel panorama del giallo: il commissario Ricciardi.
Come saprete, o forse no, Luigi Alfredo Ricciardi vede i morti: non tutti e non a lungo. Solo quelli di morte violenta, come in una fotografia che fissa il momento in cui si è conclusa la loro esistenza, l'espressione, le ultime parole ripetute incessantemente. Un dono che a parer suo è soprattutto una condanna. Ma oltre a vedere, il commissario Ricciardi, percepisce le emozioni, più di tutto, in qualsiasi sfumatura di colore. Entrare in polizia ha rappresentato, per lui, l'unico modo per alleggerire quel peso nel mondo dei vivi; l'unico modo per seppellire i morti. L'abilità, che potremmo definire sovrannaturale, di trovarsi al confine tra due mondi fa di lui uno degli investigatori più rispettati, capace di risolvere anche i casi più intricati, come quello del tenore Arnaldo Vezzi che ci viene proposto in questa prima avventura.
"Così era il Fatto, la sua condanna: gli arrivava addosso come il fantasma di un cavallo in corsa, senza dargli il tempo di evitarlo; nessun avvertimento lo precedeva, nessuna sensazione fisica lo seguiva se non il ricordo. Ancora una cicatrice nella sua anima."
Leggere De Giovanni, almeno per quel che mi riguarda, è stato come ritrovarsi al cospetto di un film su carta. Ciò che colpisce, sicuramente, è la cura dei dettagli nella loro singolarità e nel quadro d'insieme, a partire già dall'ambientazione tutta anni '30 di uno dei quartieri più famosi di Napoli, quello su cui affaccia il Real Teatro di San Carlo.
Il giallo, magnificamente costruito, e quindi l'omicidio sul quale indagare costituiscono il filo conduttore dell'intera vicenda ma, allo stesso tempo, il pretesto, il palcoscenico sul quale far prendere vita alle figure che calcano la scena.
Tra tutte spicca sicuramente quella del commissario Ricciardi, una personalità complessa e travagliata; un personaggio elegante, d'altri tempi, che sa il fatto suo e che sa come usare le parole anche in caso di netto rifiuto. In lui un dolore vecchio ma sempre vivo, un antico compagno. Solitario ed intelligente, è dotato di una vena di ironia che emerge in maniera inequivocabile nei dialoghi con i suoi interlocutori.
Nonostante si tratti del protagonista indiscusso, ho molto apprezzato il rispetto che lo scrittore e la sua penna hanno per quelli che potremmo definire, senza dubbio alcuno, i personaggi secondari, i cui sentieri si intrecciano irrimediabilmente alla via maestra. Nello specifico mi riferisco al fedele compagno Maione o alla tata Rosa, settantasettenne dall'aria materna, persa nei ricordi e nella profonda devozione verso la famiglia Ricciardi.
Per non parlare poi di quella che, a mio avviso, è la parte più toccante e coinvolgente: il delicato dialogo muto tra Ricciardi ed Enrica, la meccanicità dei gesti per quello che è una sorta di rituale serale, nonché sinonimo di casa.
Enrica rappresenta una pennellata di colore nel grigiore della stagione invernale che caratterizza questo primo romanzo con protagonista il commissario e spero vivamente che conquisti un proprio spazio sulla scena nel prosieguo delle stagioni.
Indubbiamente, lo stile di De Giovanni, adattandosi anche all'epoca storica dei fatti narrati, è particolare, ricercato, e richiede una certa attenzione da parte del lettore, un po' come quando ci accostiamo a qualcosa di nuovo. Una volta presa dimestichezza con la sintassi, però, si viene ripagati con un coinvolgimento pieno, un coinvolgimento totale, nel narrato.
L'intrecciarsi di storie, di vite e di voci tanto diverse costituisce un'onda travolgente che spinge il lettore a proseguire con i capitoli successivi. Ed è proprio per questo che il Ricciardi me lo immagino così, nella penombra della finestra, la tenda scostata, ad osservare da troppo lontano la mano di lei che ricama incessantemente. Due occhi verdi, un mare in tempesta, e tanto altro ancora da raccontare.
Indubbiamente, lo stile di De Giovanni, adattandosi anche all'epoca storica dei fatti narrati, è particolare, ricercato, e richiede una certa attenzione da parte del lettore, un po' come quando ci accostiamo a qualcosa di nuovo. Una volta presa dimestichezza con la sintassi, però, si viene ripagati con un coinvolgimento pieno, un coinvolgimento totale, nel narrato.
L'intrecciarsi di storie, di vite e di voci tanto diverse costituisce un'onda travolgente che spinge il lettore a proseguire con i capitoli successivi. Ed è proprio per questo che il Ricciardi me lo immagino così, nella penombra della finestra, la tenda scostata, ad osservare da troppo lontano la mano di lei che ricama incessantemente. Due occhi verdi, un mare in tempesta, e tanto altro ancora da raccontare.
Autore per cui, quest'inverno, devo ritagliare assolutamente un angolino (il diminutivo è per dire, De Giovanni si merita tutto lo spazio che vuole, intuisco). :)
RispondiEliminaLa tua intuizione coglie nel segno. Proprio tutto lo spazio che vuole :)
EliminaA breve continuo con il secondo e ti dico ma credo proprio che meriterà!
Non rimarrai delusa,Anna. Vedrai. De Giovanni ti coinvolge al punto che non riesci a leggere altro, finché non finisci le serie dei suoi romanzi.
RispondiEliminaDovrò trovare il giusto compromesso allora :)
EliminaNon vedo l'ora di leggere il secondo capitolo!
Ed anche con questo autore, che mi piace, sono discontinua. questo mi manca ... lo leggerò di certo.
RispondiEliminae la tua recensione impeccabile come sempre.
Grazie Chicca, una serie che merita davvero :)
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