Siamo di nuovo a venerdì e questo vuol dire che è tempo di recensione! Oggi vi racconto di un romanzo che ho letto nel giro di pochissimi giorni e per la cui copia devo ringraziare Federica dell'ufficio stampa della Piemme. Non vi anticipo nulla, vi invito solo a proseguire con me!
La ragazza delle ciliegie
Laura Madeleine
Editore: Piemme - Genere: Narrativa Rosa
Pagine: 400 - Prezzo: 18,50 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO CE)
Inghilterra, 1919. La guerra è finita da poco, ma la sua fine non sembra aver portato la pace nel cuore della giovane Emeline Vane. In quell'anno, infatti, Emeline, diciannove anni e volontà di ferro, scompare, lasciandosi dietro il fratellino per cui pure provava un amore sconfinato. Cinquant'anni dopo, Bill Perch è un giovane avvocato a cui viene chiesto di provare legalmente la morte della signora Emeline Vane, unico modo perché i suoi due nipoti possano finalmente ereditare la tenuta nel Norfolk appartenuta alla zia. È così che Bill parte per Hallerton; lì, si ritrova tra le mani le pagine sottili e consunte di un vecchio diario, quello che la ragazza aveva scritto prima della sua scomparsa. Una storia che spezza il cuore, tanto che il giovane avvocato decide di scoprire tutta la verità sulla vita di Emeline, invece di limitarsi a cercare prove della sua morte. La sua ricerca lo condurrà al sud, nella Francia meridionale, in un incantevole paesino dei Pirenei, Cerbère. Scoprirà che lì, nel posto dove crescono le ciliegie, Emeline aveva ritrovato la voglia di assaggiare la vita e viverla fino in fondo...
Come oramai saprete, i romanzi in cui presente e passato si intrecciano tra di loro saldamente sono pane per i miei denti. Sono sempre affascinata da questo tipo di storie per cui, nel momento esatto in cui un libro si presenta così strutturato non posso non dargli una possibilità. Con il passare del tempo sono diventata un tantino esigente in quanto tale intreccio, che è un po' la colonna portante del romanzo stesso, deve stare in piedi ovvero deve essere ben strutturato e architettato con una fusione, tra i due tempi, che li renda un tutt'uno pur conservando la propria indipendenza vocale e temporale. Da questo punto di vista posso dirvi, senza ombra di dubbio, che la lettura di cui parlo oggi mi ha proprio convinta.
Come ogni romanzo di questo tipo, anche ne La ragazza delle ciliegie la narrazione si muove su due piani temporali, ognuno affidato alle cure di una diversa voce. Nello specifico a contrapporsi sono una protagonista femminile, Emeline Vane, che muove le fila della sua storia nel 1919, e un protagonista maschile, Bill Perch, che invece i passi li muove nel 1969.
Due esistenze così diverse tra di loro, senza alcuna caratteristica che le accomuni se non quella di riportare a galla la verità. Emeline è scomparsa il 27 Febbraio del 1919 facendo perdere le sue tracce per sempre. Cinquant'anni dopo al giovane Bill, praticante avvocato, viene chiesto di provare legalmente la sua morte in modo che i nipoti possano ereditare anche la sua parte della tenuta di Norfolk. Avrà inizio così un viaggio che porterà il giovane avvocato a rivedere le sue priorità, ad abbandonare gli affetti ed il proprio lavoro per ripercorrere il cammino compiuto da questa donna, rimettendo insieme i pezzi, tassello dopo tassello, fino a giungere a Cerbère, un paesino della Francia, un paesino alla fine del mondo, relegato in un angolino di una grande nazione, in un cantuccio dimenticato persino dalle carte geografiche.
Il punto di forza di questo romanzo è sicuramente la protagonista che con la sua potenza vocale, va a surclassare il personaggio maschile, Bill, con il quale in tutta sincerità non sono riuscita a stabilire quel contatto che pure ci si aspetterebbe. Emeline, bellissima e triste. Emeline e quel vuoto indistinto e tentacolare che la annega come una marea, a cui è impossibile opporsi e che, piuttosto, la obbliga alla fuga. Emeline che diventa una vera e propria ossessione per il giovane Bill che si vede costretto a ripercorrere l'intera sua esistenza pur di ritrovarla. Ecco, questo aspetto pur essendo surreale perché Bill arriva a mettere tutto in discussione, cosa che non credo possibile avvenga nella realtà, soprattutto se non si tratta di un parente stretto ma di una persona completamente sconosciuta, è quello che fa la differenza rendendo credibile tutto il resto.
Le parti che conquistano e che calamitano l'attenzione del lettore sono quelle ambientate nel passato in cui è la voce di Emeline a raccontarsi. Confesso che, essendo i capitoli alternati temporalmente, non vedevo l'ora di terminare quello appartenente a Bill per ritrovare la voce di lei. Per fare ciò, per parlarci di questo passato in maniera efficace, l'autrice si è servita nella prima parte di stralci di un vero e proprio diario che viene interrotto in concomitanza con la fuga della protagonista, per poi affidare la narrazione in maniera diretta alla giovane donna, nella seconda parte.
Inizialmente il raccontare procede in maniera piuttosto lenta, questo devo ammetterlo, ma proseguendo si viene sorpresi in positivo. La storia, in cui non manca la classica relazione amorosa, ci parla di coraggio, di scelte, di mancanze ma soprattutto di sofferenza e dolore. A ciò, però, si accompagna un profondo senso di rinascita e di rivalsa che potrà condurre alla felicità.
C'è una cosa che, tuttavia, non sono riuscita a spiegarmi ed è il titolo del romanzo con la parola ciliegie che troneggia, e che in realtà ritroviamo anche nella versione originale in lingua inglese, ma che non ha un ruolo così determinante ai fini della narrazione. Da questo punto di vista sono rimasta un po' perplessa perché, generalmente ma non sempre, il titolo va a riassumere in maniera sintetica quello che il romanzo ha da raccontare.
In definitiva La ragazza delle ciliegie si è rivelato un romanzo sorprendente, anche grazie ad uno stile semplice ma molto curato, e di grande compagnia. Una di quelle letture che sanno come soddisfare il lettore. Una storia delicata e che vi catapulterà tra le pagine di un passato tutto da ricostruire.
Invece io faccio sempre un po' a pugni con due diversi piani temporali, come quando ci sono due voci narranti, perchè uno dei due mi attrae più dell'altro. E' inevitabile e leggo che è successo anche a te. ;-)
RispondiEliminaUn saluto da Lea
io in genere preferisco sempre sempre l'io narrante del passato. tutti i libri che ho letto di questo tipo mi hanno fatto il medesimo effetto.
Eliminacomunque sia gran bella recensione, come sempre
Avete entrambe ragione! Il passato vince sempre sul presente, puntualmente ;) Bacio!
EliminaAnna anche io amo le storie che si dividono tra il presente e il passato e questo romanzo sicuramente è il mio genere di lettura che preferisco. Lo metto in lista e spero di leggerlo.
RispondiEliminaRosa, mi ha piacevolmente sorpresa perché è una lettura molto carina e la storia, soprattutto quella ambientata al passato e raccontata da Emeline, conquista! ;)
EliminaCiao Anna!
RispondiEliminaMi ero segnata il libro e dalla tua recensione penso di aver fatto bene! Spero di riuscire a leggerlo al più presto! :)