venerdì 28 luglio 2017

Recensione 'A Disabilandia si tromba' di Marina Cuollo


Buongiorno lettori, oggi vi propongo l'ultima recensione prima della pausa estiva e sono molto felice di farlo con un romanzo che mi ha fatto ridere tantissimo, ma soprattutto riflettere. A questo proposito devo ringraziare l'autrice, Marina Cuollo, non solo per averlo scritto, ma anche per avermi dato la possibilità di leggerlo!





A Disabilandia si tromba
Marina Cuollo


Editore: Sperling&Kupfer - Genere: Biografia
Pagine: 169 - Prezzo: 14,90 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO AUTRICE)


"Sono una microdonna, alta un metro e una mentina, che ha bisogno di mostrarsi sempre un po' incazzata con il mondo per dire la sua. Ma in fondo sono come una crème brûlée: quando rompi la crosta, sotto c'è il morbido. Ho trentasei anni, e quando sono nata nessuno ci avrebbe scommesso mille lire che ci sarei arrivata. Sono venuta al mondo con una sindrome genetica molto rara: la Melnick Needles, che non è una marca di siringhe ma un'osteodisplasia scheletrica che conta un centinaio di casi in tutto il mondo. Uso la sedia a rotelle e di notte dormo abbracciata a un ventilatore polmonare, ma rompo ancora le scatole in giro. Capirai, dunque, che quando mi presento a qualcuno il taglio di capelli non è la prima cosa che si nota." Dalla sedia a rotelle Marina vede e ascolta cose sulla disabilità impossibili da immaginare per idiozia e insensibilità. Racconta situazioni, comportamenti, battute del normodotato medio quando si relaziona con il disabile per strada, al lavoro, negli uffici pubblici, al ristorante. Convinta che ridere di qualcosa di brutto aiuti a liberarsi da stereotipi e ipocrisie, Marina strappa tutte le etichette che spesso incolliamo su ciò che ci spaventa o che non conosciamo, e spazza via con la sua penna tabù e preconcetti.




Questo romanzo si svela agli occhi del lettore già a partire dal fucsia, molto in stile Barbie, che ne caratterizza la copertina. Un colore vivace come lo stile dell'autrice, uno stile che cattura l'attenzione e che, descrizione dopo descrizione, strappa più di una risata e più di una riflessione.

Marina Cuollo è una microdonna alta un metro e una mentina sì, ma di una vitalità e una vivacità che traspare grandemente nel suo narrato. Ci troviamo di fronte ad un romanzo non convenzionale, un romanzo fuori dagli schemi, in cui non ci viene narrata una storia con un principio ed una fine, ma un osservare il mondo stando seduti su di un cingolato. E l'autrice questo lo fa in maniera critica, ma allo stesso tempo esilarante ed ironica. Si partirà con l'analisi delle varie sfaccettature del "normodotato" (rigorosamente tra virgolette), per poi passare alle diverse tipizzazioni del disabile, al suo rapporto con quelli che vengono definiti ausili per disabili e non, per soffermarsi, infine, sul legame disabile-lavoro, disabile-famiglia, disabile-barriere architettoniche, disabile-relazioni amorose e disabile-morte.

Nel racconto di Marina, purtroppo o per fortuna, c'è tanta verità. Io per prima non mi nasconderò dietro un dito per dire 'no io questo non lo faccio!'. Lo facciamo eccome. Leggere questo romanzo è un po' come riflettersi allo specchio, ritrovarsi in certi comportamenti o pensieri e ritrovarci anche gente di nostra conoscenza. 
Con ironia e una buona dose di leggerezza, il lettore viene guidato attraverso temi molto forti, ricorrendo alla risata per sdrammatizzare, e questo costituisce il punto di forza del romanzo, la giusta chiave di lettura. 
Un romanzo che pone l'attenzione su un tema essenziale: il pregiudizio. Su come siamo abituati ad etichettare non solo le cose ma anche le persone, e di come sia la paura a spingerci a fare ciò quando ci imbattiamo in qualcosa che non conosciamo. Nel caso specifico il diverso.

Diverse sono le riflessioni suscitate in chi legge, pagina dopo pagina. A fine lettura imparerete di come la disabilità sia proprio una di queste etichette, un pregiudizio che l'uomo sente di dover affibbiare a colui che considera diverso; di come la superiorità fisica non implichi necessariamente una superiorità intellettuale, anzi; di come, cambiando prospettiva, anche i "normodotati" non siano poi tanto normali e, per questo, anch'essi etichettabili. Dipende tutto dal punto di vista perché, alla fine, "...siamo tutti un po' disabili, e quindi non lo è nessuno...". Il mio consiglio? Leggetelo, non ve ne pentirete!



6 commenti

  1. Ho proprio intenzione di leggerlo e mi pare di averlo adocchiato tra i libri di Stefi, ma forse farei bene a prenderlo anche per la biblioteca visto il tema trattato.
    un saluto da Lea

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    1. Assolutamente sì, un tema delicato ma affrontato con leggerezza e ironia. Un connubio perfetto che diverte e fa riflettere. Sono curiosa di sapere cosa ne pensi :)

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  2. Grazie per aver recensito questo libro, l'ho appuntato tra i must da leggere!

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    1. Grazie a te per averlo appuntato, è un romanzo che merita davvero tanto!

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  3. Per ora lo prendo in considerazione per una eventuale prossima lettura... Grazie per averlo letto ho le idee più chiare... un bacio

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