venerdì 14 giugno 2019

Recensione 'Tavolo numero sette' di Darien Levani


TAVOLO NUMERO SETTE di Darien Levani │ Editore: Edizioni Spartaco │ Pagine: 215 │ Prezzo: 13,00€


Darien Levani, la cui scrittura ho avuto modo di apprezzare grazie a Toringrad, pubblicato sempre dalla casa editrice Edizioni Spartaco, torna in libreria con un nuovo ed interessantissimo romanzo.

Ancora una volta in Tavolo numero sette, l'autore si sofferma, con l'ausilio della sua solita schiettezza e determinazione, su un altro degli aspetti pregnanti della società in cui viviamo: la relazione che intercorre tra giustizia e opinione pubblica, di come la prima sia entrata a far parte, insieme alle altre cose, di un vero e proprio mercato, motivo per cui per funzionare deve costare, e del ruolo che ha la seconda nel surclassare lei e il suo regolare corso perché la risonanza mediatica del fenomeno è tale per cui un caso debba essere risolto prima di subito, magari senza porre la giusta fiducia nei riguardi degli organi competenti. 

Per spiegare al meglio queste tematiche, Levani ricorre ad uno stratagemma narrativo davvero efficace. Durante un banchetto di nozze, infatti, ripercorre minuziosamente le tappe di un delitto che si è perpetrato a Castelbuono. Tutto ciò è reso possibile perché al tavolo numero sette, insieme ad altri invitati, siede proprio il giudice che si è occupato degli omicidi in questione, Camillo Bordin, l'uomo più odiato dal popolo, colui che ha pronunciato una sentenza di assoluzione a favore del presunto assassino.
Ed ecco che, quindi, la storia di un matrimonio, così come la storia di un delitto, sfociano irrimediabilmente nella storia di un uomo. Camillo Bordin ne diventa il protagonista indiscusso insieme al ruolo che riveste, alla sentenza giudicata sbagliata, alle lunghe spiegazioni per cercare di far comprendere la legge e le sue dinamiche a coloro che si erigono a giudici inappuntabili. L'integerrimo Camillo Bordin, l'uomo di legge che durante tutta la sua carriera ha sempre cercato di basarsi su prove e testimonianze mettendo da parte pregiudizi e preclusioni, viene messo alla gogna da una parte dei commensali che innescano una sorta di processo nei suoi confronti. Un insindacabile giudicare che metterà in luce la loro idea di giustizia, un'idea influenzata dai media sempre abituati a scavare per fornire al pubblico quante più informazioni possibili, percezioni distorte di una realtà in cui quello che conta è unicamente la risonanza mediatica.


"È la grande virtù delle anime nobili, è il motore che manda avanti la parte buona del mondo. Non ti deve mica piacere, devi solo sentire che è la cosa giusta da fare."


Tavolo numero sette reca in sé tutti gli elementi necessari a renderlo un ottimo thriller. Prima di tutto il ritmo incalzante che tende a stimolare lo stato d'animo del lettore tramite l'espediente della tensione innestando, al contempo, un alto livello di aspettative. 
Il ripercorrere il processo a posteriori, soffermandosi sulle diverse prove raccolte, sugli interrogatori dei testimoni e sul sistema giuridico in generale, fanno sì che il romanzo possa essere inserito nel sottogenere del thriller giudiziario.
Il lettore si sente coinvolto nella ricostruzione dell'intero delitto, è chiamato a ragionare in prima persona affiancato da personaggi concreti, altamente credibili proprio come se fosse un commensale improvvisamente aggiuntosi al tavolo numero sette.

Inestricabile fino all'epilogo, carico di mistero e ben strutturato, il nuovo romanzo di Darien Levani gode di una maturità stilistica tale da rendere l'intera storia plausibilissima e la trama estremamente solida, senza quelle falle che permettono di intravedere la luce prima del finale.
Così come l'arco narrativo dura una manciata di ore, dalla celebrazione delle nozze fino al taglio della torta, allo stesso modo il romanzo si lascia leggere, andando dritto come un fuso.
Nonostante la comunanza di intenti tra i due lavori, ovvero portare in primo piano le falle di un sistema, questo secondo romanzo, a mio avviso, si trova ad un livello nettamente superiore rispetto al primo.
Letteralmente conquistata dalla voce e dalla scrittura di Levani posso affermare di avere grandissime aspettative circa il futuro di questo autore che, con questo nuovo lavoro, ha saputo colpire nel segno.


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