mercoledì 6 marzo 2019

Recensione 'Eloisa e Abelardo. Storia di un amore' di Manuela Raffa


ELOISA E ABELARDO. STORIA DI UN AMORE di Manuela Raffa │ Editore: Piemme │ Pagine: 323 │ Prezzo: 18,50€


Quella tra Eloisa e Abelardo non è una storia d'amore che rispecchia i canoni classici del pensiero comune. Non è un sentimento alla stregua di quello che vide legate molte altre celebri coppie della storia alle quali facilmente vola il pensiero non appena ci si sofferma sul titolo di questo romanzo.
Si tratta, piuttosto, di un amore che divora, che tormenta, che disillude ed opprime. Un amore che distruggerà la protagonista un pezzo alla volta, rendendola schiava dei desideri di un uomo come Abelardo, dettati solo ed esclusivamente dal bisogno di preservare la propria fama di filosofo dalle maldicenze dei suoi nemici.
Non un amore per sempre, dunque, ma un sentimento esacerbato dalle costrizioni e dalle continue delusioni. Ancora, non un amore immutato e cieco, ma un sentimento preda di diversi stati emozionali che attraversano la rabbia, l'accettazione e, infine, l'elaborazione.
Questo è il punto di vista adottato dalla Raffa nella narrazione che, come lei stessa racconta nelle note conclusive, si discosta grandemente dal pensiero di molti altri scrittori che invece hanno decantato la reciprocità del loro amore, ma che pare trovare conferma nelle lettere di Abelardo ed Eloisa e in alcuni altri testi citati nella bibliografia.

Un modo di vedere le cose nettamente diverso che, in un arco temporale che si estende dal 1100 al 1163, ci presenta i due protagonisti alle prese con il sentimento d'amore che è dolore, dolcezza e asprezza; un'isola sconosciuta in mezzo ad un mare di tormenti. Ma chi erano Abelardo ed Elosia?

Pietro di Barengario, conosciuto come Abelardo, era il primogenito del signore del castello di Pallet a Nantes e, come tale, destinato a diventarne l'unico erede. Il pensiero dei doveri che comporta un tale futuro, il titolo nobiliare da accollarsi e le proprietà terriere da gestire lo riempirono di orrore al punto tale da rinunciare alla primogenitura in favore del fratello. Un desiderio molto più profondo albergava nel suo animo: diventare uno studioso rispettato. Ed è proprio in favore della conoscenza che intraprese il suo viaggio, un peregrinare che, nel corso degli anni, lo condusse fino a Parigi, città nella quale si stabilì divenendo uno dei filosofi più famosi del suo tempo.

Eloisa, sin dalla nascita, visse nel monastero dell'Argenteuil, circondata dalle giovani mandate in convento per ricevere un'istruzione prima di tornare dalle loro famiglie e sposarsi o da quelle destinate a rimanere in quel luogo per dedicarsi a Dio. Cresciuta dalle monache con i Salmi come abbecedario, prima, e le letture della Bibbia, poi, Eloisa manifestò sin da subito la sua incapacità nelle arti femminili contrapponendo, invece, un profondo amore per lo studio. Non avendo famiglia, ed essendo i suoi natali sconosciuti, la giovane protagonista sembrava destinata a prendere il velo e ad occuparsi della biblioteca del convento insieme a Suor Agnese, colei che le aveva instillato la conoscenza rendendola edotta. Ma, anche nel suo caso, i confini che le erano stati tracciati intorno si dissiparono quando il suo unico familiare, uno zio canonico, decise di chiamarla presso di sé a Parigi.

Ed ecco che, la capitale francese diventa il luogo di incontro dei due giovani protagonisti. Lo zio Fulberto, infatti, resosi conto delle capacità intellettive della nipote decise di ingaggiare un maestro per Eloisa facendo ricadere la scelta proprio su Abelardo. Il giovane, sconvolto e infastidito dalle voci che associavano una donna alla conoscenza, accettò il ruolo con l'obiettivo di smascherare e distruggere la giovane per bearsi della caduta di zio e nipote, ignaro, però, del sentimento che di lì a breve li avrebbe visti legati.

Alternando alla narrazione la voce dello zio canonico, Fulberto, che attraverso dei veri e propri soliloqui che fungono da intermezzi, ripercorre a posteriori l'intera vicenda lasciando emergere, intervento dopo intervento, l'epilogo sempre più chiaro a cui i protagonisti saranno destinati, la Raffa si sofferma molto sulla psicologia dei suoi personaggi, rivelandone l'umanità e il loro essere preda di sentimenti altalenanti tra i quali spicca, più di tutti, il desiderio di fama e potere che connota il personaggio maschile. 

Abelardo è burbero e difficile, orgoglioso e presuntuoso, risoluto e antipatico, ma capace di conquistare i cuori dei suoi allievi con la stessa facilità con cui abbaglia le donne per la sua bellezza; sempre pronto a servirsi di sotterfugi che gli permettano di conservare intatta la sua figura di filosofo e, allo stesso tempo, di tenere legata a sé la giovane protagonista.
A lui si contrappone proprio la bellezza ordinaria di Eloisa, non una sciocca, pavida e silenziosa fanciulla, come potevano sembrare le rappresentanti del sesso femminile della sua età, ma una mente brillante che non si stanca mai di ascoltare e apprendere. Eppure Eloisa non è altro che un'ombra, succube dei compromessi e del prestigio del giovane Abelardo per il quale rinunciare alla sua stessa libertà, in maniera consapevole il più delle volte, pur di non oscurare la sua grandezza. 
Pietro Abelardo sulla vetta del mondo e la povera Eloisa lasciata alle pendici è l'immagine che meglio descrive il loro rapporto.

Nonostante la minuziosa caratterizzazione dei personaggi, o forse proprio per questa, dal punto di vista della storia, però, il romanzo fatica ad ingranare, probabilmente anche a causa di una scrittura stilisticamente troppo ricca e ricercata che si concentra sui termini da utilizzare piuttosto che sull'elaborazione del contenuto. Un ritmo lento a cui si accompagna uno scarso coinvolgimento che non mi ha permesso di apprezzare il romanzo nella sua totalità.  


7 commenti

  1. Per una volta, un romanzo da depennare dalla lista.
    Mi hai ricordato, però, che dell'autrice devo ancora leggere Francesca. :)

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    1. Francesca lo leggerò anch'io viste le belle recensioni sul web :)

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  2. Ho sempre desiderato leggerlo :) Dopo questa recensione, ci penserò :)

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    1. Come sempre tutto è relativo, nel senso che si tratta di una impressione molto soggettiva. Magari a te non sembra così lento :)

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  3. Ciao Anna, non saprei. E' un po' che sento la necessità di leggere un romanzo ambientato nel passato. Qualcosa che mi permetta di staccare la spina dai giorni nostri. Hai scritto una bella recensione, ma non so se questo può fare al caso mio. A presto :-)

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    1. Una necessità che andrebbe soddisfatta, allora :)
      Come dicevo nel commento precedente, il mio è un pensiero personale quindi potresti non avere la stessa impressione durante la lettura! Ho letto pareri molto positivi riguardo il romanzo precedente della Raffa, "Francesca", nel caso potresti farci un pensierino. Comunque sai che il romanzo storico mi piace parecchio quindi se volessi dei consigli sono qui :)

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