giovedì 8 settembre 2016

Recensione 'La sposa scomparsa' di Rosa Teruzzi






La sposa scomparsa
Rosa Teruzzi


Editore: Sonzogno - Genere: Giallo
Pagine: 176 - Prezzo: 14,00 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO CE)


Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall’una all’altra. C’è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera – quarantasei anni portati magnificamente – ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po’ bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell’amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all’epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l’inchiesta. Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell’impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici – a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono – riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa, approdando a una verità tanto crudele quanto inaspettata.





Come avrete capito, sono un'amante dei gialli e lo sono ancor più se a compiere le indagini non è un vero e proprio commissario ma un personaggio qualunque, il personaggio della porta accanto. Se poi si tratta di un trio, magari di donne, imparentate, simbolo di tre diverse generazioni, dai caratteri che più disparati non si può, allora ne sono letteralmente conquistata ed è allora che io il romanzo lo divoro.

Se, come me, deciderete di leggere "La sposa scomparsa" vi ritroverete, già dall'apertura, dinanzi ad una scena che ha richiamato alla mia mente le atmosfere gotiche: un vecchio casello ferroviario adibito a casa-bottega, lo sferragliare di un treno, una donna vestita di nero da capo a piedi, gli occhi velati dalla cataratta, il cielo plumbeo, solcato da serpentine luminose, lampi, presagio dell'imminente temporale. È così che ha inizio il romanzo e tanto basta per attrarre il lettore in quel vortice di pagine, in quella intricata matassa che è il caso di Carmen Minardi.

L'8 agosto 1988 Carmen scompare nel nulla senza lasciare una traccia, un appiglio che faccia ben sperare la povera madre che, a distanza di ben ventisei anni, non riesce a darsi pace. Sarà questo il motivo che spingerà la donna presso il famoso casello, in quella giornata di pioggia di cui vi ho parlato poc'anzi. Sarà la sua sofferenza, il suo essere una madre distrutta, una donna senza speranze e prosciugata dall'attesa, il suo dolore, a spingere Libera, la madre, Iole, la nonna, e Vittoria, figlia e nipote poliziotta, a riaprire uno dei cosiddetti cold case, quelle storie di omicidi che, riposte in scatoloni di cartone, vengono stipate su imponenti scaffali insieme a tanti altri casi irrisolti. 


"Quando qualcuno muore di morte violenta o scompare, improvvisamente il male emerge dai cassetti in cui lui o lei o la sua famiglia lo avevano nascosto. Segreti, delitti, menzogne, tradimenti, piccole e grandi meschinità vengono portate a galla dall'inchiesta o dalle voci di popolo. Non sempre sono reali, a volte rappresentano piuttosto il frutto del desiderio così umano di spiegare tragedie inesplicabili cercando una colpa - una motivazione - nel passato delle vittime. È come se ci consolassimo dicendo: a me non può succedere."


Con uno stile narrativo fluido, scorrevole, privo di inutili fronzoli, la Teruzzi riesce a dare vita ad un giallo che rispetta a pieno le caratteristiche basilari di questo genere letterario. Prima di tutto l'indagine, la ricostruzione del caso e le piste da perseguire che risultano ben costruite e accurate. Ogni aspetto ricopre un proprio ruolo e si incastra alla perfezione in quello che è il quadro generale. Tutto torna, dall'inizio alla fine
Si viene a creare, inoltre, una sorta di comunicazione narrativa tra i protagonisti (a voler essere precisi Libera) ed il lettore, una sorta di interazione, diretta in alcuni casi e indiretta in altri, pensiamo ai ragionamenti prettamente psicologici che avvengono nella mente di chi indaga. Fino ad arrivare all'assassino ed in questo caso, credetemi, non ci arriverete mai!

I personaggi, alquanto ordinari, gente che incontrereste uscendo di casa, per intenderci, sono dotati di carattere, sono delle personalità molto forti ed è davvero impossibile non affezionarcisi. 
Nel romanzo conosceremo tre generazioni di donne. Iole, la nonna, una settantenne che pratica l'amore libero oltre allo yoga e che fuma canne, il tutto in ottemperanza a quello che è il suo motto: la vita è come una partita in cui bisogna spendersi al cento per cento senza risparmiarsi esperienze ed emozioni. Iole che darà inizio ad una vera e propria crociata per fare luce su quello che è stato il destino della povera vittima. 

A lei si accompagna Libera, il personaggio al quale mi sono più legata e per il quale emergono maggiori elementi di caratterizzazione. Libera è una donna che ha dovuto subire una grande perdita, la morte di suo marito Saverio, anche lui agente di polizia, in circostanze poco chiare. Una donna che aveva rinunciato a lottare accontentandosi della spiegazioni ufficiali concernenti tale morte senza mai esercitare le giuste pressioni, cosa che le rinfaccerà sua figlia dando il via a quel rapporto sfuggente e piuttosto altalenante che le contraddistingue. Rassegnatasi, chiusasi a riccio, si era limitata ad incorniciare la foto del defunto marito e a conservarne i vestiti. Sarà l'identificarsi con Rosalia, la madre della vittima, a far scattare in lei quel senso di vergognosa curiosità, misto ad umana compassione che la porterà a comportarsi come i protagonisti dei gialli che legge, fonte di ispirazione per la sua personale indagine. 

Infine Vittoria, la bambina solitaria divenuta una venticinquenne silenziosa, determinata e fragile nella sua durezza. Lei che è dedita al suo lavoro tanto da non avere, almeno all'apparenza, una vita privata, degli amici, ma solo colleghi. Una giovane donna che sente l'urgenza della verità e della vendetta per l'omicidio paterno e che si interesserà al caso della Minardi solo dietro le sconvolgenti scoperte delle due detective di famiglia. 

Insomma un giallo come pochi, una penna da tenere d'occhio quella di Rosa Teruzzi che, a mio avviso, potrebbe dare il via ad una vera e propria serie con tre protagoniste esilaranti. Questo è il mio augurio per lei e quello a cui auspicherei come lettrice.







12 commenti

  1. Bella recensione complimenti :D ho scoperto proprio ieri questo libro e da amante di gialli sono molto curiosa. La tua recensione mi ha fatto venire più voglia di leggerlo *-* grazie!

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    1. Ciao Christy! Ti ringrazio e sono felice di averti convinta ancora di più! :)

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  2. Io vado ad aggiungere alla whishlist ;)

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  3. Eh eh... domani! Domani lo leggerò anche io!!

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  4. e che altro posso dire se non che volo ad aggiungerlo il WL?! *_*

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  5. Belo bello bello!!
    Non vedo l'ora di leggerlo!! La Tua recensione mi ha dato modo di aver preso la decisione giusta a metterlo in lista!!

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  6. Ciao Anna, nonostante il tuo parere positivo e tanti altri, non mi sento attratta da questa storia, quindi passo per ora, chissà più avanti. Un abbaraccio :-)

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  7. spero proprio ne facciano una serie, ha conquistato anche me che con i gialli ci vado piano

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  8. Lo leggerò. Vedo ora la presentazione e non conosco l'autrice. Mi metto alla ricerca.

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