lunedì 5 marzo 2018

Recensione 'Affidati a me' di Serge Joncour


Buongiorno lettori! Iniziamo la settimana davvero in bellezza perché sono qui per lasciarvi il mio parere circa un romanzo terminato da qualche giorno e pubblicato proprio nel mese di Febbraio dalla casa editrice Edizioni e/o che ringrazio per la copia omaggio. Oltre al fatto che il libro sia incredibilmente curato e la copertina ancor più magnetica dal vivo, con quei suoi toni acquamarina, devo ammettere che non mi aspettavo una lettura così trascinante. Il romanzo mi è piaciuto davvero molto e a breve ve ne spiego il motivo!





Affidati a me
Serge Joncour


Editore: Edizioni e/o - Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 333 - Prezzo: 18,00 € - eBook: 9,99 €


Ludovic è grosso, alto due metri, ex giocatore di rugby; Aurore è minuta e delicata. Ludovic fa un lavoro misero, recupero crediti di casa in casa; Aurore è un'apprezzata creatrice di moda, titolare di un marchio che porta il suo nome. Ludovic, figlio di contadini del sud della Francia, è un po' rozzo; Aurore è una giovane signora borghese di gran classe. Ludovic è solo; Aurore è sposata con Richard, rampante imprenditore americano e ha due bei bambini. Due mondi completamente diversi. Niente li accomuna, se non il fatto che a Parigi vivono uno di fronte all'altra, divisi da un cortile in mezzo al quale troneggiano due alberi. Entrambi consapevoli della propria posizione sociale, istintivamente si evitano, quasi diffidano l'una dell'altro, fino a che il caso, sotto forma di due corvi minacciosi, li porta a un non richiesto incontro ravvicinato che per entrambi si rivela una scoperta meravigliosa. Divampa un amore. Lei vede in lui solidità, sicurezza e soprattutto schiettezza, virtù terribilmente latitante nell'infido mondo della moda. Lui trova in lei una femminilità ardente e raffinata insieme che non aveva mai neanche osato sognare. Ma l'intrecciarsi delle loro vite suscita una reazione a catena di eventi inaspettati che li porteranno dove mai avrebbero immaginato.



Recensione

Affidati a me è un esempio di come, alle volte, la semplicità degli eventi narrati ben si amalgami alla capacità di saper raccontare, di come un semplice episodio possa dare vita ad un intero romanzo.

Teatro della vicenda è una palazzina situata in un quartiere più periferico di Parigi, lontano dal centro della città. Un mondo fatto di vecchie pietre e vie silenziose che si affacciano sulla Senna, unico elemento naturale che nella città si impone, che non si può deviare in alcun modo. Ed è in questo palazzo, separati da un cortile che sembra un angolo di campagna in piena capitale, che vivono i protagonisti di questa storia, Ludovic e Aurore, due persone così distanti e così diverse che rappresentano, l'una per l'altra, quanto di più lontano dal loro ideale di persona da frequentare.

Ludovic, un omaccione rozzo di un metro e novantacinque per centodue chilogrammi, si occupa di recupero crediti, lavoro di cui non ne può più perché oppresso dalla sfortuna degli altri. Lui, che ha dovuto lasciare la fattoria di famiglia a Célé con l'amarezza di chi abbandona il paese natio, odia Parigi. Lui, che si nasconde dietro quel corpo massiccio, che ha giurato di non incappare più nell'amore, dopo la morte della moglie, nonostante la mancanza gli scavi dentro un abisso, ha imparato a vivere senza che nulla lo preoccupi, inscalfibile come un diamante.
Aurore, madre, moglie e donna in carriera, da qualche tempo non fa altro che arrancare, barcamenandosi tra famiglia e lavoro. Le sue giornate trascorrono all'insegna del tempo rubato, tempo che non le appartiene, che le viene sottratto. Lei, che si ritrova ad affrontare una vera e propria crisi lavorativa da sola, senza il sostegno di quel marito che ama circondarsi di persone di successo ed occupato a far carriera, si sente accerchiata da paure, relazioni che si sfaldano e debiti che si accumulano. L'improvviso cambio di rotta sembra coincidere, a suo avviso, con la comparsa di due minacciosi volatili, due corvi che rappresentano l'incarnazione di tutte le sue paure e che turbano la sua quotidianità. 

Il punto di forza di questo romanzo è sicuramente la capacità narrativa dell'autore che con la delicatezza delle parole trascina il lettore tra le pagine di una storia che via via prende forma sotto i suoi occhi. A questa si accompagna un'eccellente caratterizzazione dei personaggi, punto focale dell'intera vicenda, che si sofferma soprattutto sulla loro psicologia. Spesso, durante la narrazione, mi sono chiesta come quelle due figure che non potrebbero essere più diverse tra loro per tutta una serie di variabili, ceto sociale, cultura, stili di vita ed aspetto fisico, avrebbero potuto trovare un punto di contatto che avrebbe dato il via ad uno di quegli incontri così vitali e così magnetici che il lettore si aspetta e che pure avviene. 
Ed è pian piano, con delicatezza, che entreremo nelle vite di Ludovic e Aurore, che impareremo a conoscerli, è pian piano che si racconteranno, privati di ogni corazza, completamente nudi, sinceri e in balia delle loro paure. Sarà allora che quella diffidenza iniziale, una sorta di astio, di ribrezzo, il voler mantenere le distanze a tutti i costi, la paura di lei per il modo che ha lui di fissarla e di sorriderle, cadranno come pedine su una scacchiera.
In quel presente in perenne movimento, Ludovic rappresenterà per Aurore il punto di stabilità. Il desiderio violento, lontanissimo dagli schemi che regolano le loro vite, li pervaderà facendoli sentire più leggeri. Nonostante amarla equivalga ad una successione di rischi da prendersi, nonostante lei rappresenti tutto ciò che lui odia di Parigi, tutto quello che lo disgusta, tutto quello da cui fuggire, l'attrazione e l'impellente bisogno di aiutarla avranno la meglio. E quel vuoto sorprendente che nasce ogni qual volta si lasciano, il modo di sparire dalla vita dell'altro in sordina, ognuno dalla propria parte del cortile a fare i conti con quel vuoto incolmabile, si percepisce in ogni sfaccettatura, in ogni dialogo, in ogni pensiero, in ogni silenzio.

Affidati a me è il romanzo dei sentimenti che, non solo subiscono una vera e propria evoluzione, ma rappresentano l'elemento cardine attorno al quale si muove tutta la narrazione. Pagina dopo pagina cercano di farsi largo per poi emergere, prepotentemente, al momento opportuno. La piega rosa assunta dalla vicenda, e facilmente intuibile dalla trama, si tinge delle sfumature tipiche del noir a poche pagine dall'epilogo, unico neo che a mio avviso non si inserisce ottimamente nel contesto narrativo.

Per concludere, una storia che insegna come alle volte regolamentare la propria esistenza sulla base del pregiudizio non si riveli essere la scelta migliore, tutt'altro. Spesso l'aiuto arriva proprio da quell'ancora di salvezza che non ti aspetti.

6 commenti

  1. Già in lista, non tanto per l'amore verso la narrativa francese - che a volte mi piace, altre no - ma per il loro cinema leggerissimo e inaspettato a tratti. E questa sembra proprio una storia da film. Recensione bellissima. Spero di leggerlo presto!

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    1. Confesso che è il secondo romanzo, appartenente alla narrativa francese, che leggo e devo dire che un po’ mi affascina. Forse dovrei concederle qualche possibilità un po’ più spesso di quanto abbia fatto fino ad ora :)

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  2. Mah! Sinceramente non l'ho trovato così esaltante: mi è parso, come ho scritto anche nella mia recensione, un pastone di idee assemblate male. Un po' romance, un po' noir... troppe cose tutte assieme che non mi hanno convinta del tutto.

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    1. Come ho sempre detto la lettura è una cosa molto soggettiva quindi è più che normale che la di possa pensare in maniera diversa. Anzi, sarebbe strano il contrario

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  3. Ciao! Non l’ho letto ma mi ispira assai. La tua recensione così sentita e dettagliata, indubbiamente mi attrae. Vedremo, quando sarà il suo momento.

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