lunedì 19 marzo 2018

Recensione 'Le tartarughe tornano sempre' di Enzo Gianmaria Napolillo





Le tartarughe tornano sempre
Enzo Gianmaria Napolillo


Editore: Feltrinelli - Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 216 - Prezzo: 9,00 € - eBook: 6,99 €


Salvatore è nato quando in pochi conoscevano il nome della sua isola: un luogo di frontiera posto alla fine del mondo, con il mare blu e la terra arsa dal sole. È cresciuto sulle barche, vicino alle cassette di alici, con lo sguardo nell'azzurro, sopra e intorno a lui. Forse è lì che tutto è cominciato, tra ghirigori nell'acqua e soffi nel vento. Di sicuro è lì che ha conosciuto Giulia, anche se lei vive a Milano con i genitori emigrati per inseguire lavoro e successo. Da sempre Giulia e Salvatore aspettano l'estate per rivedersi: mani che si intrecciano e non vogliono lasciarsi, sussurri e promesse. Poi, d'inverno, tante lettere in una busta rosa per non sentirsi soli. Finché, una mattina, nell'estate in cui tutto cambierà, Giulia e Salvatore scoprono il corpo di un ragazzino che rotola sul bagnasciuga come una marionetta e tanti altri cadaveri nell'acqua, affogati per scappare dalla fame, dalla violenza, dalla guerra. Gli sbarchi dei migranti cominciano e non smettono più. L'isola muta volto, i turisti se ne vanno, gli abitanti aiutano come possono. Quando Giulia torna a Milano, il filo che la lega a Salvatore si allenta. La vita non è più solo attesa dell'estate e amore sincero, corse in spiaggia e lanterne di carta lanciate nel vento. La vita è anche uno schiaffo, un risveglio, la presa di coscienza che al mondo esistono dolore e differenze. Una scoperta che travolge i due ragazzi e che darà valore a tutte le loro scelte, alla loro distanza e alla loro vicinanza.



Recensione

L'elemento che più colpisce chi si appresta ad immergersi tra le pagine de Le tartarughe tornano sempre è la capacità dell'autore di affrontare una tematica, quella degli sbarchi clandestini, il suo spessore e la sua drammaticità, attraverso gli occhi attenti di due ragazzini chiamati a fare i conti, molto presto, con qualcosa che credevano lontano da loro, qualcosa che ha a che fare con altri occhi, quelli vitrei di un giovane migrante che rotola sul bagnasciuga come una marionetta.

Salvatore e Giulia sono solo alcuni dei protagonisti di questa storia che, sì, parla d'amore ma anche di dolore, di sofferenza e di paura. Il primo vive su un'isola che è libertà e allo stesso tempo prigione, la seconda, invece, nella frizzante ed evoluta Milano, dove suo padre, originario di quella stessa terra di Salvatore, ha deciso di trasferirsi anni addietro.

Salvatore e Giulia si osservano di nascosto, in piazza, sulla spiaggia e tra le onde del mare, fino a quando non si innamorano, spontaneamente, come solo può accadere tra due coetanei che ogni anno si incontrano in estate su quell'isola che li vede sempre uniti, oggetto dell'invidia dei ragazzini più grandi. Un amore fatto di corse controvento e braccia aperte, di aeroplanini di carta e capelli scompigliati. Un amore, il primo, che dovrà fare i conti con la distanza, con il tempo, da un'estate alla successiva, scandito da lettere con la busta rosa che sanno di desideri, conti alla rovescia ed improvvisi avvicinamenti. La scoperta di quel tu che è un pronome ma anche un pensiero e racchiude in sé quel significato che è bello tenere a mente e ripetere sempre.
Eppure, una mattina come tante, Salvatore e Giulia sono costretti ad uscire dalla sfera adolescenziale per scontrarsi con la dura realtà, quella che non fa sconti, quella che li porta a scoprire il mondo dall'altra parte, che è dolore, conoscenza e sinonimo di cambiamento, di perdita del possibile equilibrio raggiunto. In mare c'è un corpo. Non è un turista, ma uno di fuori, uno di quelli venuti da lontano. È circondato da tanti altri corpi in acqua che portano con loro quella strana sensazione di essere solo all'inizio di una vera e propria odissea.


"Gli equilibri mutano, ci sono rotazioni e nuovi scorci verso cui orientare lo sguardo, e un'elasticità che non si suppone di possedere. Le persone si abituano alle più disparate situazioni, sono in grado di sorprendere se stesse, di scoprire diverse soglie di sopportazione al dolore, differenti modi di reagire."


Napolillo ci regala una storia ricca, forte ed intensa, con dei personaggi che lasciano il segno e che difficilmente potranno essere dimenticati e con un ventaglio di emozioni non dosate che arrivano prorompenti ed inaspettate come pugni allo stomaco. 

Da una parte sonda l'amore nella sua forma più spensierata e genuina, fatto di attese di ricongiunzioni, di desiderio di fuggire insieme in terre lontane pur sapendo che dall'altra parte il cielo non è poi così blu come sull'isola, di sogni futuri affidati ad una lanterna del destino, di dubbi ed incertezze, di prime ferite da rimarginare o addirittura da accantonare per poter andare avanti. Di un amore che deve adattarsi e resistere al tempo e alla distanza. 
Di contro l'autore volge lo sguardo anche ad altre storie e ad altri occhi. Occhi pieni di paura e di spossatezza che ripongono tutte le speranze rimaste in quell'ultimo viaggio che è sinonimo di libertà e fuga dalla guerra e dalla miseria. Ai barconi, alle urla, alla disperazione, al dolore che attanaglia per la perdita delle persone amate. Ai tanti volti e ai loro colori, alle voci dalla lingua diversa e alla tacita richiesta di soccorso racchiusa nei loro occhi stanchi. Il lettore non è lì ma è come se lo fosse; è chiamato a fare i conti con una tragedia e con una realtà che non fa solo parte della narrazione, non è qualcosa di finto, ma esiste, è reale e sconvolge.

Con l'accostamento armonico delle parole che rendono la sua prosa poetica e ricercata, Napolillo ci racconta nella maniera più semplice e delicata possibile il cambiamento radicale di un'isola, Lampedusa, che da semplice puntino sulla mappa si trasforma, ben presto, nel centro del mondo. Di come quel suolo, che prima sosteneva, possa diventare una vera e propria voragine in cui sprofondare. Di come restare o partire diventi la decisione più difficile da prendere perché l'isola è sinonimo di appartenenza, di radici ben piantate. Di come anche le partenze, Salvatore e Giulia compresi, non possano essere considerate tali ma un semplice aver girato lo sguardo altrove per un momento, perché l'isola chiama e l'unica maniera per risponderle è tornare, proprio come le tartarughe marine che, per nidificare, tornano sulla terra che le ha viste nascere.

Ci sarebbe molto altro da dire su questo romanzo ma credo di essermi dilungata abbastanza. Il consiglio che posso darvi è quello di leggerlo, aprire gli occhi perché se è vero che solo chi ha vissuto una tragedia del genere possa capire la gravità di questa situazione, di come la vita cambi da un giorno all'altro, è bene non restare indifferenti, è bene non voltare le spalle e pensare 'tanto non mi riguarda...'.

5 commenti

  1. Tra il titolo, la copertina e le tue belle parole, be', è fatta. :)

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  2. deve essere davvero interessante, soprattutto perché tratta di una tematica molto attuale!

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  3. Questo romanzo mi prometto sempre di leggerlo e poi cade nel dimenticatoio. Le tue recensioni sono sempre meravigliose e mi hai fatto venire di nuovo la voglia di leggerlo! Baci Rosa

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  4. Stupendo, emozionante e delicato
    Bel romanzo

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