Sono trascorsi esattamente quarantanove giorni dalla mia ultima apparizione nella blogosfera, un periodo abbastanza lungo durante il quale, nonostante abbia stilato liste, scelto titoli e pianificato letture per far sì che il
tempo sospeso, nel quale ci siamo improvvisamente ritrovati, fosse
riempito di storie, la mia voglia di leggere è andata via via scemando.
È successo, infatti, che queste storie, per quanto ci provassi, proprio non riuscivano ad imboccare la strada che le avrebbe condotte da me. Le priorità sono diventate altre, anche piccole imposizioni come leggere un capitolo al giorno, provare a cambiare libro, in un continuo iniziare ed accantonare romanzi, non hanno sortito alcun effetto.
È successo, infatti, che queste storie, per quanto ci provassi, proprio non riuscivano ad imboccare la strada che le avrebbe condotte da me. Le priorità sono diventate altre, anche piccole imposizioni come leggere un capitolo al giorno, provare a cambiare libro, in un continuo iniziare ed accantonare romanzi, non hanno sortito alcun effetto.
Poi però qualcosa è cambiato, è diventato quasi necessario rimettere in moto gli ingranaggi che si erano inceppati e allora, mentre il cursore ha iniziato a lampeggiare su questa pagina bianca ho pensato che sarebbe stato meglio approfittare di questo momento in cui la marea si è ritirata e le nubi hanno iniziato a diradarsi per parlarvi dell'unica lettura che sia riuscita a portare a termine in questo periodo buio.
Chi mi conosce bene lo sa, in tempi non sospetti, Casa Tyneford, di Natasha Solomons, lo avrei letto ad occhi chiusi perché presenta tutta una serie di caratteristiche che, in quanto lettrice, apprezzo grandemente, prima tra tutte l'ambientazione.
Come la stessa autrice ci racconta nelle note finali, il villaggio di Tyneford trae ispirazione dal villaggio fantasma di Tyneham, sulla costa del Dorset, un luogo remoto e segreto, lontano dalle strade principali e dalla ferrovia, separato dal mondo esterno da una serie di cancelli di legno, dove gli uomini si dedicano alla pesca e le donne lavorano nei campi o a servizio nella grande dimora di famiglia, appartenuta ai Bond nella realtà, ai Rivers nella versione romanzata. Un villaggio, quello di cui si racconta nel romanzo, che, tra realtà e finzione, durante gli anni del Secondo conflitto mondiale, sarà destinato a subire le stesse sorti di Tyneham.
Secondo aspetto fondamentale riguarda la protagonista della storia. La figura di Elise Landau, sempre a detta dell'autrice, è ispirata alla sua prozia Gabi Landau che, alla fine degli anni Trenta, riuscì a lasciare l'Europa diventando la bambinaia di una famiglia inglese. La stessa Elise, protagonista del romanzo, infatti, si troverà costretta ad abbandonare l'Austria e ad accettare un visto per lavorare come cameriera alle dipendenze di Mr Rivers presso Tyneford House.
Cresciuta negli agi di una famiglia borghese ebraica, con una genitrice che è una famosa cantante dell'Opera di Vienna e un genitore che è un noto scrittore d'avanguardia, Elise si ritrova a vivere in pieno la fase di cambiamenti e di privazioni che investì come un'onda d'urto gli ebrei durante l'ascesa del nazismo. Ed è proprio per aver salva la vita che i genitori decidono di smembrare la famiglia facendo in modo che Elise raggiunga la sconosciuta Inghilterra e la primogenita Margot, insieme a suo marito, l'America, con la promessa di un ricongiungimento nel nuovo continente, non appena le acque si fossero calmate.
Il perno attorno al quale ruota l'intera vicenda, nonché elemento caratterizzante del romanzo, è proprio Elise Landau. È alla sua voce che l'autrice affida la narrazione, in un continuo susseguirsi di ricordi che la vedranno ripercorrere, dalla prima all'ultima pagina, gran parte della sua esistenza. Ovviamente per farlo, la Solomons si serve della prima persona singolare cosa che, devo ammettere, non toglie nulla alla lettura nel suo complesso. Il lettore vede e percepisce ogni piccolo dettaglio proprio attraverso lo sguardo attento della protagonista.
Ed è su di lei che l'autrice compie un lavoro di limatura efficace e necessario per rendere al meglio il suo personaggio. In Elise alberga un costante dualismo che trova la sua massima espressione in una frase, contenuta nel testo, e che mi ha molto colpito. Si dice infatti "...lei non è una di noi e nemmeno una di loro..." intendendo proprio l'impossibilità di collocarla tra la servitù, così come tra i signori.
E questo dissidio interiore che accompagnerà la povera Elise nel corso di tutta la narrazione susciterà, nel lettore, quel senso di commiserazione e di commozione che lo porterà ad amare il suo personaggio.
Con una valigia in cui è racchiusa un'intera esistenza di ricordi di ciò che aveva dovuto lasciare indietro, sola e sperduta, lontana dagli affetti a lei più cari ed intrappolata nel silenzio dettato da una lingua sconosciuta, Elise incarna in tutto e per tutto il concetto di resilienza.
Sarà proprio la sua capacità di rimboccarsi le maniche, per adattarsi al cambiamento, a permetterle di superare il divario tra ciò che era e ciò che è destinata ad essere. Ed è proprio su questo aspetto che l'autrice pone il giusto accento servendosi di un escamotage narrativo, il cambio di nome da Elise Landau ad Alice Land, che segnerà un netto confine tra un prima e un dopo.
Degni di nota sono anche Mr Rivers, proprietario della tenuta, con quell'aria di distaccata riservatezza che incute rispetto, gentile ma distante, come se vivesse al di là di un vetro; suo figlio Kit, sregolato e fascinoso; ed infine, non meno importanti, i membri della servitù. Mrs Ellsworth e Mr Wrexham mi hanno ricordato, soprattutto per il loro ruolo, la servitù di Downton Abbey, ma credo che questo dipenda dalla rigida etichetta, caratteristica imprescindibile per l'epoca e a cui era necessario attenersi scrupolosamente.
Ho letto pareri discordanti su questo romanzo, c'è chi lo ha apprezzato molto e chi per nulla. Io mi colloco a metà strada in quanto, in generale, ho trovato la lettura abbastanza godibile. Lo stile narrativo della Solomons è molto ricco e preciso, soprattutto nelle descrizioni (cosa che mi piace particolarmente) e nelle costruzioni delle parti dialogate. L'ho trovato un tantino lento nel momento in cui si verifica un cambio di passo che corrisponde al periodo in cui la guerra toccherà anche la remota Tyneford. Ovviamente si tratta di una sensazione personale che magari altri lettori potrebbero non riscontrare e, anzi, apprezzare più di me.
Se amate i romanzi che richiamano il passato, a metà strada tra le saghe familiari e la narrativa storica, con un pizzico dei mondi tracciati da Fellowes e Némirovsky, allora Casa Tyneford fa proprio al caso vostro.
Preparatevi ad affrontare questo viaggio, con il vento salato che vi scompiglierà i capelli, il profumo dell'erica e della legna che arde, immersi nella brughiera che digrada verso spiagge assolate o percorrendo i dolci crinali delle colline. Il mio, di viaggio, è durato qualche giorno più del previsto ma, tutto sommato, credo ne sia valsa la pena.
Ben trovata, carissima! È sempre un piacere leggerti. Se questo libro si è fatto portare a termine con successo in questo momento no, deve essere bello davvero. Segno. :)
RispondiEliminaCiao Michele!
EliminaSegna, segna. Io conto di recuperare anche "I Goldbaum" sempre scritto da lei ;)
Non posso perdermelo!
RispondiEliminaCiao Anna,quando io ho un " blocco " su un libro, il trucchetto che funziona quasi sempre è andare avanti aprendo al centro, a caso.
RispondiEliminaQuesto libro, se va bene, lo leggo a Settembre ( c'è traffico sul comodino/ sedia )
a presto.
Sara