martedì 14 gennaio 2020

Recensione 'Cadrò, sognando di volare' di Fabio Genovesi


CADRÒ, SOGNANDO DI VOLARE di Fabio Genovesi │ Editore: Mondadori │ Pagine: 312 │ Prezzo: 19,00€


Ho conosciuto Fabio qualche anno fa grazie al romanzo Il mare dove non si tocca. Era solo un bimbetto di sei anni cresciuto sotto l'influenza di uomini un po' nonni, un po' zii e un po' padri, a seconda dei casi e delle situazioni della vita, in una strada che era un villaggio, dove la normalità era la stranezza più grande che ci fosse.
Con Cadrò, sognando di volare, il Fabio scrittore aggiunge un nuovo tassello all'esistenza del giovane protagonista che non è più un bambino, completamente ignaro del mondo che lo circonda, ma un ragazzo di ventiquattro anni a un passo dalla laurea in giurisprudenza, facoltà che non lo entusiasma più di tanto ma nella quale si è ritrovato invischiato per i famosi casi della vita, e in procinto di partire per una vacanza a Siviglia.

Circondato dall'affetto dei propri cari e di una zia, che in lui ha riposto la speranza di vedere realizzato il sogno della sua bambina di diventare avvocato, Fabio procede stancamente, quasi per inerzia, tra illusioni e false convinzioni, fino a quando, per evitare il servizio di leva obbligatorio, viene spedito in un convento disperso sulle Alpi Apuane con il ruolo di educatore. 
Peccato però che qui non ci sia nessuno da educare. Della scuola non rimane altro che un vecchio scuolabus, della cui manutenzione si occupa Don Mauro, il custode aggiusta tutto, così come del convento, divenuto una vera e propria casa di riposo per l'unico frate superstite, l'ottantenne direttore, Don Basagni, un ex missionario ruvido e lunatico, che non esce dalla sua stanza perché non gli interessa più nulla, che ascolta i Doors e ne canta le canzoni e che tratta male tutti quanti tranne Gina, una ragazza che si crede una gallina.

Hanno inizio così tante piccole storie che, prese nella loro singolarità, vanno a costruire un quadro d'insieme molto più grande e ardito. Tra salti temporali e piccole digressioni narrative che serviranno a far luce su alcuni punti oscuri, ma non per questo meno importanti, Genovesi ci racconta di orizzonti così smisurati da togliere il respiro e di un arrembaggio all'impossibile che ci trova schiavi e ci rende uomini liberi, complice un indimenticabile Giro d'Italia e un corridore d'altri tempi, conosciuto sportivamente con l'appellativo di Pirata, ma con un nome e cognome passati alla storia del ciclismo: Marco Pantani.

Ed è proprio lui il coprotagonista del romanzo, colui a cui, spesso e volentieri, il giovane Fabio cede il passo nel corso della narrazione, in un alternarsi di similitudini e diversità. Genovesi, nel suo personalissimo tributo, ripercorre la carriera di un uomo perso tra i propri pensieri, i ricordi, le voci nella testa e la sofferenza che lo spinge. Ci offre lo spaccato di un campione venuto dal passato, da un tempo senza tempo, coraggioso, tormentato e solo, che si confronta con campioni colossali del ciclismo, privandolo di ogni corazza e protezione. 
Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, anche il lettore imparerà a conoscere quel ragazzino che, avendo una testa troppo piccola, preferisce la bandana al cappellino che gli finisce sempre sugli occhi, che si spinge sempre più in là, oltre quello che ha davanti, in attesa di vedere la strada puntare verso il cielo, verso quelle salite che ama tanto e che sono anche il suo punto di forza.
E sarà in quel preciso istante che ci ritroveremo, nel buio di uno stanzino illuminato solo ed esclusivamente dal bagliore di un piccolo televisore, al fianco di Fabio e Don Basagni che seguono il Giro d'Italia, oppure insieme alla ressa di tifosi che, ai bordi del percorso o sulla cima di uno dei monti da scalare a suon di pedali, assistono alle imprese di colui che riuscirà a spostare il confine che separa il possibile dall'impossibile portandosi su strade che possono condurci molto lontano.

Quello che mi affascina grandemente di Genovesi è la sua capacità di raccontare storie, che pure ci riguardano, con genuinità, schiettezza, ironia e con una cura dei dettagli che non può che rendere felice il lettore. Attraverso il vissuto dei diversi personaggi, dalle sembianze estremamente umane, e gli accadimenti che ne minano il loro cammino, l'autore ci racconta cosa voglia dire credere in qualcosa.  
Cadrò, sognando di volare, diventa dunque un romanzo di formazione per Fabio che, prendendo coscienza di sé e del suo futuro arriverà a mettere in dubbio la solidità e l'affidabilità di un'esistenza già decisa sì, ma dagli altri; per Don Basagni che ha compiuto la scelta più spirituale del mondo per il motivo più terreno di tutti, la fame, e che nonostante sia un ottuagenario ha ancora molto da imparare; per Pantani stesso, folle ed audace, emblema di quella corsa sciagurata e portentosa che è la vita.

Il nuovo lavoro di Genovesi è un romanzo di grande ispirazione, che insegna come "...i confini siano limiti inventati che ci strizzano e soffocano l'orizzonte davanti e dietro di noi...", che "...tra il possibile e l'impossibile c'è un confine sottile e finto, tracciato da noi stessi come le sbarre di una prigione all'interno della quale ci rinchiudiamo da soli..." un po' come il tempo, quel mistero infinito che ci prende e ci porta, ci lascia e ci travolge e che, in quanto esseri umani vogliamo necessariamente capire e dominare, ingabbiare tra le lancette di un orologio che diventano la finta mappa che ci guida nella foresta del destino trasformando la nostra esistenza in un problema, ingabbiandola nel falso mito degli anni che passano.
Se ciò è vero per il corpo che cambia, si piega, si rammollisce e muore, non lo è per lo spirito perché, dentro di noi, siamo sempre e per sempre il ragazzino o la ragazzina che sognava di volare.
Un inno al coraggio, all'audacia, alla caparbietà e alla bellezza dei sogni, quelli che, se ci crediamo fino in fondo, possono anche diventare realtà.

6 commenti

  1. Già in lista, e la tua recensione conferma le alte attese, nonostante Il mare non si tocca mi abbia un po' annoiato verso la fine.

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    1. Il Fabio bambino ed il Fabio scrittore li ho conosciuti proprio con "Il mare dove non si tocca". Attendevo con ansia questo nuovo romanzo e penso proprio che ti piacerà ;)

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  2. mi piace questo autore questo libro ora mi incuriosisce

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    1. Leggilo Chiara. Anche se non hai letto "Il mare dove non si tocca", sono due storie a sé :)

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  3. Sono emozionata all'idea di leggerlo e dopo la tua bella recensione ancor di più! Ciao da Lea

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    1. Cara Lea, ero in fermento dal giorno in cui avevo letto della sua uscita e non sono rimasta affatto delusa, anzi... :)

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