martedì 5 novembre 2019

Recensione 'Le sette dinastie' di Matteo Strukul


LE SETTE DINASTIE di Matteo Strukul │ Editore: Newton Compton │ Pagine: 524 │ Prezzo: 9,90€


Matteo Strukul torna in libreria con un romanzo che, ancora una volta, omaggia un'epoca molto cara all'autore, nonché periodo di grande fermento per tutta la penisola italica: il Rinascimento.
Mi preme evidenziare sin da subito come con Le sette dinastie, Strukul si sia davvero superato, cosa alquanto difficile considerando la bellezza dei precedenti lavori, ma a quanto pare possibile.

L'idea di base è quella di narrare le gesta delle dinastie che, in un arco temporale di circa cento anni, si avvicendarono sul suolo italico in una continua ed infinita lotta per il potere. Un lavoro dalla complessità disarmante, che prima di iniziare la lettura ha suscitato in me qualche dubbio circa la capacità di riuscire a mantenere viva l'attenzione del lettore, considerando non solo la vastità dell'argomento da affrontare, ma anche la mole di pagine che pure lo costituisce. 
Ebbene, Strukul dalla sua ha una cifra stilistica tale per cui riesce a far rivivere la Storia in maniera stupefacente, andando al di là del semplice fatterello in cui ognuno di noi è incappato durante il proprio percorso di studi. 
Tutto ciò, ovviamente, è frutto di un enorme lavoro di ricerca compiuto per fare in modo che le verità storiche si interfaccino all'arte del romanzare in maniera tale da ottenere un quadro d'insieme che, nella sua laboriosità, goda anche di un certo senso logico.

Servendosi, come già accaduto, dei cosiddetti quadri narrativi che abbracciano epoche e luoghi differenti, l'autore ripercorre un arco temporale che a partire dal 1427, con la Battaglia di Maclodio, si spinge fino al 1476. La penisola italica dilaniata da guerre, intrighi e tradimenti è governata da sovrani avidi e meschini che si guardano bene dall'infangare i propri abiti sul campo di battaglia e demandano ai comandanti dei loro eserciti il compito di soddisfare le loro voglie e ambizioni. Sono gli anni in cui imperano i costanti cambi di fazione motivo per cui è facile ritrovarsi a combattere quelli che fino al giorno prima figuravano come alleati.
Sette le dinastie e sei le città coinvolte: i Visconti-Sforza a Milano; i Condulmer a Venezia; gli Estensi a Ferrara; i Medici a Firenze; i Colonna a Roma; gli Aragonesi a Napoli.
Ognuna di loro ha la sua storia che, inevitabilmente, si intreccerà con quella delle altre in un continuo rovesciamento di fronti e alleanze.

L'arte della guerra figurerà in diversi passaggi del romanzo, con descrizioni quanto mai realistiche da lasciar percepire il ventaglio di sentimenti che, dalla contentezza alla sofferenza, albergano l'animo dei personaggi, prima, e del lettore, poi. Nonostante ciò, però, Le sette dinastie racconta anche di padri pronti a lasciare il passo ai propri figli, ritenendoli capaci di poter sovrastare la malìa generata dal potere, e di padri che, invece, dall'alto del loro scranno, non fanno altro che accentrarlo nelle loro avide mani allontanando il più possibile la progenie, o chi per loro, da un ducato che pure gli spetterebbe per nascita.

Impressionanti i ritratti dei diversi personaggi che, di volta in volta, si avvicenderanno nel corso della narrazione. Strukul ne delinea la fisionomia e i tratti caratteriali, nonché psicologici, con grande maestria e dovizia di particolari, permettendo al lettore di viaggiare nel tempo e rivivere in maniera appassionata quella che è anche la storia di tutti noi.
Tra le varie figure è innegabile riconoscere un ruolo preponderante a coloro che detengono il potere nel ducato di Milano e che, alla resa dei conti, potremmo ritenere i veri protagonisti di questo primo volume. Nello specifico mi riferisco a Filippo Maria Visconti sul quale l'autore pone la giusta attenzione, sondandone l'animo e i mutamenti interiori e regalandoci il ritratto di un uomo la cui bizzarra crudeltà, al pari della sua mania di essere perseguitato, erano leggendarie. Un uomo che, per questa ragione, se ne stava rinchiuso nel proprio castello, con i mastini ai suoi piedi, ossessionato dall'idea di essere ferito o ucciso per mano di chi lo odiava. Un uomo devastato dal morbo che lo affliggeva, che si contornava di teologi chiamati a giustificare il suo operato sanguinario e che interrogava gli astrologi. Un bizzarro e un folle, a detta di molti.

A lui e a tutti i personaggi maschili, si contrappongono, però, tutta una serie di figure femminili (Polissena Condulmer, Agnese del Maino, Bianca Maria Visconti, Isabella di Clermont) dal forte temperamento, ribelli, indomite, coraggiose, perseveranti e generose d'animo, capaci di soffrire quando necessario e di obbedire a quanto gli viene ordinato, senza però lasciarsi piegare quando quel comando diventa sopruso.

Incalzante e ricco di colpi di scena, Le sette dinastie è un romanzo che, per consiglio personale, andrebbe letto con parsimonia per poter cogliere appieno ogni singolo evento in cui si viene trascinati, complici una scrittura magnetica e una narrazione magistrale che non annoia mai.
Perso tra le pieghe del tempo e percorrendo l'intera penisola, il lettore viene messo a parte, gradatamente, dei diversi avvenimenti storici tra guerre, passioni, macchinazioni e tradimenti di ogni sorta. Molti gli spunti che lasciano presagire il prosieguo della vicenda, ed io non vedo l'ora di poter continuare questo viaggio all'insegna della Storia, quella con la maiuscola, fatta di intrighi e nodi da sbrogliare, in un Italia ben lontana dalla sua unificazione.

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