martedì 8 ottobre 2019

Recensione 'Io sono la bestia' di Andrea Donaera


IO SONO LA BESTIA di Andrea Donaera │ Editore: NN Editore │ Pagine: 227 │ Prezzo: 16,00€


Anni '90. Gallipoli. Di Michele Trevi, detto Maradona, non resta che un volo dal settimo piano, una chiazza del suo sangue rappreso sull'asfalto, un quaderno di poesie e una famiglia che è come una specie di presepe con le statuine rotte.
La causa del suicidio sembrerebbe un amore non corrisposto, quello per Nicole, la ragazza che, all'entrata della scuola, ha osato deriderlo. 
Suo padre, Mimì, è folle di dolore e non riesce a darsi pace per la morte del figlio. Ma Mimì non è un genitore come gli altri, non è nemmeno tanto esemplare. Egli, infatti, è il boss della Sacra Corona Unita, un'organizzazione criminale pugliese a stampo mafioso, e come tale conosce un unico modo che gli permetta di elaborare il lutto ed ottenere giustizia: vendicarsi.

Poco fuori da Gallipoli, dove il mare sembra non esistere, c'è un fazzoletto di terra rossa, brulla, un muretto a secco di cui non si intravede né l'inizio, né la fine e file di ulivi a perdita d'occhio. Su questa terra, fatta di cadaveri, sorge una casa con un'unica finestrella. 
È in questa cascina sperduta che, da ormai novanta giorni, è recluso Veli, il fidanzato di Arianna, sorella di Michele e figlia di Mimì, ed è sempre in questa cascina che gli scagnozzi del boss conducono la stessa Nicole.

Come già accaduto durante il periodo di prigionia, Veli si ritroverà ancora una volta ad essere il guardiano del nuovo recluso con l'unica differenza che Nicole è poco più di una bambina. Se fino a quel momento non gli era mai importato nulla delle storie di coloro che erano stati compagni di passaggio, nel caso di Nicole lui vuole sapere, ad ogni costo. 
Tra i due fiorisce un legame fatto di sorrisi e silenzi, in cui diventa quasi spontaneo imbracciare una scopa e far finta che sia un microfono per poter imitare le espressioni e la voce di un Kurt Cobain che canta Come as you are, oppure poter sperare in un finale alternativo proprio come recita l'unico libro a loro disposizione in cui la Bella sposa la Bestia.

Ha inizio così un romanzo corale in cui è proprio l'alternarsi delle voci a scandire i tempi della narrazione. Io sono la bestia racconta di genitori e figli, della tragicità del dolore, degli amori malati, della prigionia, del male, che ci dà la parvenza di bestie, e dell'odio.
I personaggi, ombre di se stessi che ormai non contano più nulla e a cui non resta che rimanere soggiogati ai dettami della Sacra, raccontano il dramma ognuno dalla propria prospettiva in un flusso di coscienza continuo, paragonabile al fiume di Eraclito, a cui si interpongono i brevi dialoghi dei due prigionieri, pervasi dalla musicalità tipica del vernacolo salentino che ben si integra nel contesto narrativo.

All'urgenza del raccontare e del raccontarsi, si accompagna la ferocia di una prosa dal ritmo concitato in cui, ai lunghi periodi e alle ridondanze se ne alternano altri spezzati, troncati dalla brutalità dei segni di interpunzione. La penna di Donaera è affilata e precisa, non perde mai mordente ed efficacia e persegue il filone narrativo scelto, muovendosi con sicurezza dal principio all'epilogo, e connotando il romanzo di un'impronta teatrale che trova conferma nei ringraziamenti contenuti nelle pagine finali.

Impossibile non notare l'impianto circolare che caratterizza la struttura propria del romanzo quasi a voler confermare il sicuro riproporsi di determinati accadimenti e gesti, una sorta di ricollegamento all'origine. Diventa facile, in questo modo, per il lettore immaginare la piega che potrebbe assumere la trama in un ipotetico prosieguo della storia, indipendentemente dal fatto che il finale possa considerarsi o meno aperto.

Io sono la bestia è un romanzo oscuro come i fatti di cui narra, claustrofobico come la prigionia di Nicole e Veli, asfissiante come la furia cieca di Mimì.
Immobile e duro come quella pietra con cui, centinaia di anni fa, sono state costruite le case e le chiese più vecchie del paese, è in grado di sgretolarsi sotto gli occhi del lettore per insegnargli, in ottemperanza al famoso proverbio, come "la mela non cada mai troppo lontano dall'albero" e come, nella vita, tutto torni.

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