venerdì 11 novembre 2016

Recensione 'Il diciassettesimo conte' di Patrizia Marzocchi





Il diciassettesimo conte
Patrizia Marzocchi


Editore: Cento Autori - Genere: Giallo
Pagine: 331 - Prezzo: 14,00 € - eBook: 6,99€
(OMAGGIO CE)


Jolanda Marchegiani ufficialmente è autrice di romanzi rosa, ma in realtà è lei a dirigere l'agenzia investigativa L'Occhio di Sherlock al posto del cugino Johnny, il vero autore dei romanzi che si vergogna di firmare. Durante una vacanza in Slovenia, Jolanda viene avvicinata da Rodolfo che la introduce gradualmente alla storia della sua nobile casata, i Castelli della Torre. L'uomo sospetta che la recente morte del figlio di un noto ginecologo romano, avvenuta nella villa di famiglia, non sia da addebitare a un semplice arresto cardiaco, ma a una mano assassina. Ne è convinto anche il commissario Tommaso Pedroni, amico di Jolanda, che vuole usare Rodolfo e l'investigatrice come talpe, per violare l'omertà dei Castelli della Torre. Le indagini sveleranno un segreto inquietante che si cela nel passato. Una vicenda così drammatica da gettare un'ombra sulla discendenza della famiglia e spingere qualcuno a uccidere ripetutamente.





Ho un certo debole per le storie di famiglia e la cosa si acuisce ancor di più se c'è di mezzo un albero genealogico. Ecco, questa schematizzazione sortisce una sorta di malia su di me, mi incanta, mi affascina. Allora la mia mente inizia ad andare oltre quell'accavallarsi di nomi e di date, dietro di loro rintraccio storie, tratteggio fisionomie quando mancano documenti fotografici, caratteri, mi domando se dietro quel matrimonio ci fosse vero amore o solo interesse, magari potrebbe trattarsi di uno di quegli sposalizi combinati. Ogni ramificazione, diretta o collaterale, è disseminata di vasi da scoperchiare, di scheletri ammucchiati in armadi polverosi che chiedono solo di essere ritrovati per dar loro voce.

A questo punto, capite bene che, quando ho iniziato a sfogliare il romanzo in questione imbattendomi proprio in uno stilizzato albero genealogico, che accoglie il lettore poco prima dell'inizio della narrazione, sono andata completamente in visibilio. Prestate attenzione, questo albero sarà molto utile nel corso della ricostruzione della storia che è piuttosto ingarbugliata per quanto riguarda nomi e parentele quindi il mio consiglio, per chi volesse affrontare questa lettura che consiglio caldamente e a breve ve ne spiegherò il motivo, è quello di tenere questa schematizzazione sempre sottomano. 

Ora veniamo a noi. Tutta la vicenda ruota attorno ad una famiglia nobiliare, i Castelli della Torre. Si tratta di una delle rare casate che è riuscita a non estinguersi. Per i membri di tale famiglia è molto importante che la proprietà non venga dispersa per cui il primogenito eredita il Castello, un'antica dimora che ha tutte le caratteristiche necessarie per essere definita tale, senza però negare ospitalità a tutti quei parenti che appartengono ai rami collaterali. Quando in seno a tale famiglia si consumeranno ben due morti, molto probabilmente ricollegabili ad un'altra avvenuta in passato, quindi tre in totale, si inizierà a gridare all'omicidio
È a questo punto che entra in scena la protagonista indiscussa, colei che calca le scene alla perfezione e mantiene le fila di tutto il discorso: Jolanda Marchegiani.
Jolanda, ufficialmente è autrice di romanzi rosa il ché è tutto dire, in realtà gestisce un'agenzia investigativa per conto di suo cugino. Ora, Jolanda rappresenta quanto di più lontano dall'archetipo dell'investigatore: pressione alta, colesterolo alle stelle, sovrappeso, fumatrice e in analisi. Eppure, si instaura un rapporto di empatia tra la stessa e il lettore. A lei si contrappone il burbero commissario Tommaso Pedroni che, implicato nell'indagine, la conduce rimanendo comodamente seduto alla propria scrivania, delegando i suoi sottoposti e la stessa Jolanda. Emerge, tra i due, un rapporto fuori dal consueto, fatto di piccoli screzi, battute taglienti e privo di qualsiasi tipo di gratificazione. Un continuo rimbeccarsi che rende l'accoppiata efficace e funzionante.
Spostandoci temporalmente e localmente saremo magistralmente guidati dalla penna dell'autrice. Sarà necessario ricostruire la storia della famiglia, indagare su un attentato avvenuto durante il periodo fascista, spostarsi in una terra lontana come l'Argentina all'epoca del regime di Videla, una terra che ha molto da rivelare.


"... gli esseri umani spesso spendono le maggiori energie per nascondere una parte di sé e apparire il contrario di quel che sono. Ingannano se stessi e gli altri con una sorta di protesi psichica."


Che sia una lettrice di gialli è una cosa risaputa. Bazzico questo genere da anni e non dico che lo conosca in lungo e in largo, ma ci siamo vicini. Per tale motivo sono sempre alla ricerca di letture che, inquadrate in tale categoria, presentino quel qualcosa in più, quel quid, che le distingua dalla solita solfa. Quello che mi colpisce maggiormente in letture di questo tipo è l'imprevedibilità, un aspetto che procede di pari passo con la costruzione delle indagini che condurranno poi alla scoperta dell'assassino.

Con un titolo altisonante, e allo stesso tempo accattivante, "Il diciassettesimo conte" è riuscito nell'impresa. Non credevo che la penna della Marzocchi, autrice che ho conosciuto con piacere attraverso il suo stile moderato ed equilibrato, potesse sortire un tale effetto su di me. Il romanzo è un piccolo capolavoro per trama, storia ed intreccio. Uno di quelli che tengono col fiato sospeso soprattutto per il continuo rovesciamento di fronte al momento della scoperta della verità, verità che emergerà nell'ultimo capitolo, quello chiarificatore, quando attraverso le parole di Jolanda tutti i nodi verranno al pettine in maniera precisa e puntuale. 
 
Una Bologna che giace serenamente in un silenzio nebbioso farà da sfondo all'intera vicenda, una vicenda che vede protagonista una famiglia. I Castelli della Torre sono una di quelle casate che accoglierà la protagonista, e quindi il lettore, negli atri delle loro residenze ponendo una serie di ostacoli affinché non si raggiungano gli angoli più oscuri e segreti, i vasi e gli scheletri di cui vi parlavo all'inizio.

Ho molto apprezzato la scelta di tratteggiare le fisionomie dei personaggi, i loro caratteri e il loro aspetto: né troppo, né poco. Il necessario per seguire le fila del discorso. Così come l'artificio di ricorrere a una serie di lettere anonime che giungeranno alla cara Jolanda e che lasciano intendere, senza alcun dubbio, che il mittente sia una persona defunta, aspetto che comprenderete procedendo nell'indagine e che mi ha depistata fino all'ultimo.

Per concludere, un romanzo che rappresenta una vera e propria sfida alla logica, in cui passato remoto, passato prossimo e presente si intrecceranno per dar vita ad un disegno complicato e di difficile comprensione almeno fino a quando non si troverà il bandolo della matassa. Molto più che consigliato!





7 commenti

  1. Oh ma che bello che sembra questo libro! Segno segno!!

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  2. Mi ritrovo in pieno nelle tue parole. Un romanzo veramente ben fatto, un intreccio ben costruito e un attimo protagonista atipica ma a cui ci si affeziona prestissimo. Grazie al cielo ci sono ancora gialli che riescono a stupirci così!

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    1. Verissimo! Ora voglio, sicuramente, recuperare il primo volume e sperare che ci siano nuovi casi per la cara Jolanda :)

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  3. Ciao Anna ♥ Sono nuova, qui sul tuo blog :) Sono capitata qui, per caso e mi sono unita ai tuoi lettori qui e su qualche social. Complimenti per la grafica, amo tantissimo questa tonalità di rosa, che ho usato anche nel template del mio blog!

    Questi gialli, in cui si indaga molto anche la psicologia dei personaggi, non mi spiacciono per nulla, sai? Ed in più la citazione del libro che ci hai lasciato qui è così vera *-*

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    1. Ciao Francy, benvenuta! Ti ringrazio per la grafica ma non è merito mio, mi sono affidata ad una ragazza bravissima :)
      Il romanzo in questione te lo consiglio sia per la sfera psicologica, nel particolare, ma soprattutto per il tipo di struttura del giallo, quindi in generale. Faccio subito un salto da te :)

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  4. bello l'intreccio tra il giallo e la saga di famiglia. E anche io amo molto quando un giallo mi sorprende, segno!

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