venerdì 23 febbraio 2018

Recensione 'Quello che rimane' di Paula Fox


Siamo prossimi al weekend e questo vuol dire che è tempo di recensione! Oggi vi parlo di un romanzo per la cui copia digitale sono stata gentilmente omaggiata dalla casa editrici Fazi. Un libro che mi incuriosiva moltissimo e che ho letto nel giro di un giorno. Cosa ne penso? Ve lo svelo tra un po'.





Quello che rimane
Paula Fox


Editore: Fazi - Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 206 - Prezzo: 16,50 € - eBook: 9,99 €


New York, fine anni Sessanta. Otto e Sophie Bentwood sono una tranquilla coppia di mezza età, senza figli e senza più molto da dirsi. Nulla sembra poter scalfire la loro serenità borghese finché, un pomeriggio, l'innocua visita di un gatto randagio increspa le tranquille acque della loro vita. Contrariamente al parere del marito, Sophie dà del latte al gatto, che la morde procurandole una leggera ferita. Un incidente all'apparenza insignificante, che però innesca una strana reazione a catena: nell'arco di un weekend, mentre la ferita di Sophie si fa sempre più preoccupante, si succedono una serie di fatti spiacevoli e si dipana quella che minuto dopo minuto, pagina dopo pagina, diventerà per i Bentwood una sorta di piccola e misteriosa tragedia, costringendoli a rimettere in discussione non solo il loro matrimonio, ma anche la loro stessa esistenza.



Recensione

Quello che rimane è un romanzo molto particolare, non di difficile lettura ma sicuramente di difficile interpretazione. Pubblicato nel 1970 con il titolo di Desperate Characters (Personaggi disperati), immagine calzante del tipo di analisi introspettiva che viene riservata al lettore pagina dopo pagina, a detta di Jonathan Franzen, che ne ha curato la prefazione, è uno di quei romanzi che non solo richiede la giusta attenzione ma che, riletto, è in grado di tingersi di nuove sfumature di colore, di volta in volta diverse ed interessanti.

L'intera vicenda si svolge nell'arco di un weekend e, salvo sporadici spostamenti, inizia e si conclude all'interno della casa dei Bentwood, a Brooklyn, una delle cinque suddivisioni amministrative della città statunitense di New York. Caratteristica è già l'ambientazione, a sottolineare come una semplice strada possa rimarcare il confine tra le diverse classi sociali: se da una parte possiamo immaginare l'isolato dei Bentwood in cui ognuna delle case è occupata da una sola famiglia, le finestre dei salotti sono coperte di persiane bianche e i mattoni delle facciate, ripuliti, effondono un'aria di serenità, solidità e rispetto, oltre i giardini, invece, si affacciano le finestre posteriori delle case dei bassifondi con stracci e teli di plastica al posto dei vetri, immondizia e puzza di piscio.

Otto e Sophie Bentwood sono una coppia borghese, di mezza età, senza figli, dedita alla casa e al lavoro e schiava della consuetudine. La loro routine viene sconvolta dalla visita di un gatto randagio che, strusciandosi alla porta finestra della cucina, reclama semplicemente un po' di cibo. Andando contro la volontà di suo marito, Sophie decide di dargli del latte e qualche carezza. Queste ultime, non richieste, portano il gatto a reagire e Sophie si ritrova con un morso alla mano, morso che, nei giorni successivi, tenderà a peggiorare di molto.
Un incidente insignificante e, tuttavia, presagio di una serie di reazioni inaspettate che condurranno alla destabilizzazione di quella abitudinarietà che era ormai insita nel matrimonio della coppia. Il gatto che ritorna, che continua ad osservarli, giorno dopo giorno, e che sembra essere il responsabile di tutto. Eliminato lui, il problema, tutto tornerà alla normalità.


"Lei sorride, chiedendosi se mai in passato il gatto avesse sentito il tocco di un umano amico, e sorrideva ancora quando il gatto si alzò sulle zampe posteriori, perfino quando la aggredì con le mascelle spalancate, continuò a sorridere fino all'istante in cui affondò i denti nel dorso della sua mano sinistra e si appese alla sua carne tanto che lei quasi cadde in avanti, sconvolta e terrorizzata, e tuttavia abbastanza cosciente della presenza di Otto da soffocare il grido che le era salito in gola mentre si divincolava da quella trappola di filo spinato."


Con uno stile di scrittura asciutto, costituito da frasi secche e da dialoghi diretti e ben costruiti che vanno a completare quel clima di suspense che pervade l'intero romanzo, la Fox non ci propone una vera e propria storia, considerata anche la limitatezza temporale durante la quale si svolge l'intera vicenda, piuttosto un'analisi introspettiva di quello che è in primis il matrimonio, fatto di incomprensioni e segreti, di odio e amore, e in secundis di quella che è la personalità degli stessi personaggi. Da una parte Sophie, la moglie, colei che inizialmente quasi si vergogna di aver ricevuto un morso dal gatto e ne fa una questione personale per poi passare attraverso un vero e proprio stato di ipocondria e di paura per quello che potrebbe accadere, celato però da una sorta di negazione e di autoconvincimento che tutto andrà per il meglio. Dall'altra Otto, il marito, sospettoso di tutto e tutti, insensibile persino all'abbandono del suo migliore amico e collega. Una coppia arrabbiata, esasperata che vede quella patina di perfezione e solidità tanto cercata e voluta, sgretolarsi pian piano sotto i colpi degli eventi.

Un raccontarsi che diventa un analizzare la propria esistenza segnata da due episodi ben precisi, il morso del gatto per lei e l'abbandono dello storico collega per lui, che diventeranno il pretesto per riflettere sul proprio passato, aprire porte di cui non si credeva di possedere la chiave. Il pretesto per sbattersi in faccia segreti e verità taciuti per troppo tempo e fare i conti con quello che rimane o forse no, meglio ricorrere al silenzio perché, in fondo, questo è il romanzo del non detto, del taciuto, dell'immaginato. Un romanzo di un certo peso, un romanzo che appartiene ad un filone letterario statunitense ben preciso e che vanta diversi nomi importanti, un po' lontano dai miei soliti generi ma illuminante sotto molti aspetti. Consigliato sì, ma sicuramente non per tutti. 

2 commenti

  1. Molto bella la recensione e molto interessante il romanzo.
    L'avevo messo in lista, perché mi sembrava molto particolare.
    Ultimamente cerco letture sempre meno stereotipate, alla ricerca di stimoli tecnici e soddisfazione da lettrice. Dici che questo romanzo potrebbe fare al caso mio?

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    Risposte
    1. Ciao Stefania :)
      Sì il romanzo è molto particolare, non c'è una vera e propria storia ma il punto di forza è sicuramente il lavoro fatto sui personaggi.
      Penso che il gradimento potrà dividersi tra chi lo apprezza grandemente e chi per nulla. Io mi colloco a metà strada. Dalla sua, però, ha che si lascia leggere con facilità ;)

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