lunedì 25 gennaio 2016

Recensione 'Albergo Italia' di Carlo Lucarelli


Buon inizio settimana cari lettori. Come avete trascorso il weekend? Spero in compagnia di tante buone letture. In questo lunedì vi parlo di un libro molto particolare, al quale mi sono accostata in seguito ad una delle sfide di lettura a cui sto partecipando. Devo ammettere che il bello di queste challenge è proprio quello di farmi conoscere romanzi a cui difficilmente mi sarei avvicinata.
Come sempre ci tengo a raccontarvi cosa mi abbia spinto a scegliere il libro in questione piuttosto che un altro. Ebbene, per poter procedere nella challenge avevo bisogno di una parola ben precisa che facesse parte del titolo della mia lettura; tale parola era 'Italia'. Partita in quarta per cercare un romanzo che soddisfacesse questa richiesta, ecco quindi spuntare il nome di Carlo Lucarelli insieme al suo "Albergo Italia". Ora, dopo questo preambolo (adoro i preamboli!) ritengo sia giunto il momento di smettere di tediarvi con il mio prolisso racconto e procedere con la mia opinione. Buona lettura!




Albergo Italia
Carlo Lucarelli


Editore: Einaudi - Genere: Giallo
Pagine: 122 - Prezzo: 12,00 €


Eritrea, 1899. Un soldato italiano di guardia in un magazzino di Archico, sulla costa vicino Massaua, si fa sedurre da una bella ragazza che va spesso a visitarlo quando lui è in servizio. In realtà la ragazza non subisce il fascino italiano, ma è complice di una banda di ladri che, ogni volta, entra nel magazzino e porta via qualcosa. Una sera però il colpo va male e il furto è scoperto. I ladri scappano senza rubare niente, e quando arrivano i carabinieri capiscono perché: le casse sono piene di sci e scarponi da montagna. Che ci fanno in Eritrea, con quaranta gradi all'ombra? Intanto ad Asmara, scelta dalle autorità italiane come la futura capitale della colonia d'Eritrea, si inaugura il lussuoso Albergo Italia. A dormire per la prima notte in uno degli edifici più moderni dell'Africa Orientale ci sono politici, ufficiali e imprenditori. Uno di questi, però, la mattina dopo non si sveglia. Si tratta di un oscuro faccendiere, ucciso durante la notte. A indagare sull'omicidio sono il capitano dei regi carabinieri Colaprico e il suo assistente, lo zaptiè Ogba, dotato di un senso investigativo acutissimo. Insieme rintracciano collegamenti tra l'omicidio e il furto al magazzino, rivelando un traffico di materiali dell'esercito - armi, soprattutto - che sconfina nello spionaggio e coinvolge autorità politiche e militari sia in colonia sia in Italia.





Ammetto che questo romanzo rappresenta il mio primo incontro con Lucarelli nella veste di scrittore, ho già avuto modo di apprezzarne le qualità come presentatore seguendo una serie di trasmissioni, da lui condotte, incentrate su fatti ed episodi della cronaca italiana. Quando il titolo di questo romanzo è saltato fuori durante la mia ricerca, come vi ho già raccontato nell'antefatto, mi sono detta 'perché non provarci?'
E quindi eccomi qui a parlarvi della mia ultima lettura che mi ha molto incuriosita già a partire dalla trama.
Il romanzo prende piede in Eritrea, uno stato situato nella parte orientale del Corno d'Africa e all'epoca colonia italiana già da nove anni. Il caldo opprimente, tipico dei luoghi descritti, e l'aria rarefatta, a causa dell'altitudine, ci danno il benvenuto già nelle prime pagine. Le vicende narrate sono due, all'apparenza senza alcun nesso tra loro: la prima ha per protagonista un soldato italiano che, di guardia ad un magazzino militare nei pressi di Massaua, si fa sedurre da una ragazza del luogo (una 'ualla', che in tigrigna vuol dire monella) complice di una banda di ladri, consentendo a questi ultimi di attuare il loro furto, un furto che in questa occasione non va a buon fine, almeno apparentemente; la seconda si svolge ad Asmara, futura capitale della colonia, dove si stanno ultimando i preparativi per l'inaugurazione del lussuosissimo Albergo Italia.
A questo punto le vicende non proseguono parallelamente, come ci si potrebbe aspettare, ma la prima si conclude quasi subito tanto da far dubitare il lettore sul fatto che sia mai avvenuta. La si riprenderà solo in un secondo momento quando i protagonisti si renderanno conto della connessione tra i vari episodi che si susseguiranno di lì a breve. 
Tutta l'attenzione si sposta, quindi, sull'inaugurazione dell'albergo. Proprio nel giorno prescelto per tale evento viene rinvenuto il cadavere di un uomo, un certo Antonio Farandola, tipografo di Torino. L'assassino ha creduto bene di inscenare un suicidio, facendo supporre al capitano Colaprico che la povera vittima abbia deciso di impiccarsi. Tutto ciò fino a quando non interviene il suo fido aiutante, lo zaptié eritreo Ogbà, un carabiniere indigeno.
Eccoli i due protagonisti del racconto, due personaggi agli antipodi, due personaggi talmente diversi tra loro ma con una connessione tale da far sì che, agli occhi del lettore, il loro legame sia più che plausibile. Il primo, Colaprico, rappresenta il carabiniere per eccellenza, votato alla causa, senza famiglia e ligio al dovere, ossessionato da una parola dal significato oscuro e sconosciuto, "maffia", una parola che inizia a smuovere le acque chete di una nazione come l'Italia. Il secondo, Ogbà, un uomo che ha dovuto stravolgere il suo modo di vivere per occuparsi di quella famiglia che lui, a differenza del capitano, possiede: da contadino e allevatore a zaptié.
Grazie al connubio di questa accoppiata che si rivelerà essere vincente, mettendo insieme quegli indizi che prove non sono e lavorando di logica, secondo lo stile tipico dei romanzi gialli, si giungerà alla risoluzione del caso, un caso che vedrà le sue radici ben lontane dalla Colonia Eritrea e che affondano in un'Italia come quella di oggi, metà pulita e metà marcia.


Era proprio così l'Italia. Come oggi. Metà pulita metà marcia. Ma per scoprirlo serviva l'ironia e la sapienza del più imprevedibile detective mai inventato. Ogbà, "lo Shelock Holmes abissino." E se lo dice il capitano Colaprico, dei regi carabinieri di Asmara, c'è da crederci.


Uno spaccato dell'Italia e degli t'liàn (gli italiani) dell'epoca, una nazione non molto diversa da quella di oggi e della quale veniamo messi a conoscenza pagina dopo pagina. Una narrazione stilisticamente non semplice, per la quale è necessario entrare in sintonia con le parole scritte prima di iniziare ad apprezzarne il contenuto; una storia forte, supportata da personaggi di carattere dai quali è difficile distaccarsi, soprattutto Ogbà, il carabiniere indigeno, una figura che ho molto apprezzato, tra tutte quelle che si muovono tra le fila del racconto, dotato di perspicacia, astuzia ed intelligenza. Un uomo che rispetta il suo capitano con modi quasi reverenziali, un attento osservatore che guida Colaprico verso la verità, senza sminuire il ruolo del suo superiore. Una coppia inedita che funziona in maniera sconvolgente, nonostante possa sembrare una scelta alquanto bizzarra.
Un giallo storico molto particolare, verso il quale, all'inizio, nutrivo profonde perplessità ma che alla fine si è rivelato essere una lettura interessante, istruttiva e chiarificatrice. Una ricostruzione dettagliata di avvenimenti che hanno segnato la storia della nostra nazione.
Tanti colpi di scena porteranno il lettore e i due protagonisti a dubitare di tutto e tutti e quando la risoluzione sembrerà a portata di mano bisognerà ricominciare da capo, mettendo in luce dettagli che fino a quel momento erano sfuggiti anche all'occhio più attento, lettore compreso.
Grazie a questo romanzo ho potuto conoscere e apprezzare Lucarelli nella veste di scrittore, giungendo alla conclusione che un giorno le nostre strade potrebbero incrociarsi nuovamente.






2 commenti

  1. Ciao Anna! Adoro Luccarelli e i suoi programmi, ma come scrittore non lo conosco. La tua recensione mi ha messo una pulce nell'orecchio è credo proprio che tenterò si leggerlo. Grazie e a presto :-)

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    1. Ciao Cuore! Ti dirò, anche io ero un po' restia all'inizio. Nonostante abbia avuto qualche difficoltà a rapportarmi al suo stile, una volta creatasi la sintonia, però, l'ho letto tutto d'un fiato. Una lettura in cui la componente principale è sicuramente quella storica. A presto! :)

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