martedì 29 settembre 2015

Recensione 'Il Buio Oltre la Siepe' di Harper Lee




Il buio oltre la siepe
Harper Lee


Editore: Feltrinelli - Genere: Letteratura internazionale
Pagine: 315 - Prezzo: 9,00 €


Jean Louise (Scout) e Jeremy (Jem) Finch, orfani di madre, conducono la loro vita spensierata in una piccola cittadina dell'Alabama negli anni trenta, accuditi dalla fedele domestica di colore Calpurnia ed educati dal padre Atticus, avvocato dai saldi principi morali e decisamente antirazzista. Fantasticano su Arthur Radley (Boo), un vicino probabilmente affetto da problemi caratteriali, che non hanno mai visto in quanto vive praticamente recluso in casa e dal quale sono attratti, avendone nel medesimo tempo, pur senza un motivo razionale, grande paura. La spensieratezza dei due ragazzi, a cui si aggiunge l'amico Dill, viene turbata dalla vicenda di Tom Robinson, un giovane di colore ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza bianca, del quale Atticus Finch, anche per le sue note convinzioni, viene incaricato della difesa.





Lo ammetto, l’incontro con questo libro è stato del tutto casuale. Non era in cima alla mia lista di libri da leggere e non so se ne avrebbe mai fatto parte. Se non fosse stato per la 'Reading Challenge' (in cui si propone la lettura di un libro che abbia vinto il premio Pulitzer) è molto probabile che non ci saremmo neanche sfiorati. Ma si sa, errare è umano e io riconosco a pieno questa mia 'colpa' perché "Il Buio Oltre la Siepe" è uno di quei libri che una volta riposto sullo scaffale, in fila, insieme a tutti gli altri, ti fa capire che difficilmente potrà essere dimenticato.

Siamo negli anni’30 a Maycomb, una cittadina immaginaria dell’Alabama, nel profondo sud degli Stati Uniti. Si tratta del classico paesino dove tutti conoscono tutti e sanno tutto di tutti. Dove regna sovrano un atteggiamento classista, secondo il quale le persone vengono etichettate in base al loro cognome e al colore della loro pelle. Le vicende vengono narrate dalla piccola Scout (Jean Louise Finch) che, insieme a suo fratello Jem (Jeremy Finch), sarà la protagonista della storia. Credo che l’espressione usata in copertina, in cui si descrive la bambina come un Huckleberry in gonnella, sia calzante per capire di che tipo di personaggio si tratti. Scout non ha per nulla gli atteggiamenti che si addicono ad una signorina, indossa calzoni al posto delle gonne, trascorre tutto il tempo con suo fratello Jem e l’amico Dill e non rinuncia ad azzuffarsi se necessario. Insomma, un vero e proprio maschiaccio. Al suo fianco troviamo Jem, il fratello maggiore. Un ragazzino per bene, punto di riferimento per sua sorella nonché vulcano di idee insieme a Dill.

Trovo davvero efficace il modo in cui l’autrice renda manifesto al lettore il cambiamento che avviene nei due protagonisti. Cambiamento dovuto, da una parte al trascorrere del tempo, e quindi fisiologico, dall’altra determinato dagli eventi che li travolgeranno e che li faranno crescere prima del previsto. Se nella prima parte del libro una vera e propria ossessione era rappresentata da Boo Radley, un vicino di casa che non hanno mai visto, perché recluso nella propria abitazione, e del quale hanno paura a prescindere, nella seconda parte saranno costretti a scontrarsi con quella che è la dura realtà: il pregiudizio delle menti chiuse. 

Ad aiutarli, come sempre, ci sarà Atticus, il padre. Un uomo retto, giusto, di quelli tutti d’un pezzo, un uomo che, rimasto vedovo, cresce i suoi bambini secondo degli ideali e dei sani principi, primo tra tutti quello di parlare con i propri figli con semplicità, senza sotterfugi o giri di parole ma anteponendo sempre e solo la verità. Un avvocato, oltre che un uomo, che accetterà di difendere Tom Robinson da un’accusa di stupro, un nero, motivo per cui sarà additato dai bianchi come 'negrofilo'. Un uomo che Scout e Jem impareranno a conoscere meglio, un uomo che oltre ad essere un buon padre è un vero e proprio uomo di legge.


"Non è una buona ragione non cercare di vincere sol perché si è battuti in partenza."


È proprio la schiettezza e la semplicità di un linguaggio infantile, per nulla influenzato dai pregiudizi e attento ad ogni piccolo dettaglio, che permette all’autrice di trattare tematiche di un certo livello quali il razzismo e la paura del diverso in contrapposizione al tema della tolleranza, al guardare ai fatti prendendo in considerazione non solo il proprio punto di vista ma anche quello degli altri. 

A tenere, poi, incollato alle pagine del libro il lettore vi è anche l’elevata capacità descrittiva dell’autrice che attraverso la narrazione fa rivivere ogni singolo avvenimento come se ci si trovasse in prima fila insieme ai protagonisti. Un esempio lampante lo si ha durante la descrizione dell’intero processo. Ci si sente un po’ al fianco di Jem e Scout, seduti sulle panche di legno ad ascoltare con estrema attenzione l’interrogatorio dei vari testimoni. Insieme a loro si resta col fiato sospeso, in trepidante attesa di quello che sarà il verdetto della giuria.


"...volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda. E' raro vincere, in questi casi, ma qualche volta si vince..."

Infine un’attenta analisi la richiede anche il titolo dell’opera. L’originale “To Kill a Mockingbird”, che tradotto vuol dire “Uccidere un Usignolo” (da qui anche l’immagine di copertina), si riferisce all’ingiustizia nell’accusare un individuo innocuo, come potrebbe essere appunto l’usignolo, solo per il colore della sua pelle. In Italia è stato tradotto come “Il Buio Oltre la Siepe” il cui significato è ambivalente: da una parte potrebbe rappresentare la chiusura mentale, la grettezza della gente e l’incapacità di vedere la luce oltre la siepe; dall’altra parte potrebbe riferirsi a quello che pur essendo vicino, al di là della strada nello specifico (Boo Radley), appare comunque sconosciuto. 

In definitiva un libro che tiene col fiato sospeso e che merita di essere letto attentamente, pagina dopo pagina, soprattutto per le tematiche sempre attuali. Un vero e proprio capolavoro.






8 commenti

  1. Un libro che ho letto tutto d'un fiato!!! Lo stile semplice e scorrevole in contrasto con la tematica forte come il problema razziale mi ha completamente coinvolta! Lo consiglio vivamente!!! Poi anche il titolo mi piace un sacco, è perfetto!!

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    1. Ciao Marianna, sono contenta che la lettura di questo bellissimo romanzo ti abbia suscitato delle emozioni molto vicine alle mie. Credo proprio che sia uno di quei libri che non può mancare assolutamente tra gli scaffali delle nostre librerie :)

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    2. Sono assolutamente d'accordo con te :-)

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  2. Bellissima recensione complimenti. Non ho mai letto questo libro e mi chiedo "perchè mai?" Spero di poter recuperare presto.
    Ho visto che hai inserito il mio blog tra i blog che segui ^_^ Ti ringrazio tantissimo. Inserisco anch'io il tuo blog!
    Ciao e buona serata!

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    1. Ciao Luce! Devo ammettere che a questa recensione tengo particolarmente perché rappresenta la prima volta in cui, post lettura, ho deciso di dare forma ai miei pensieri mettendo nero su bianco. Per questo motivo ti ringrazio molto per i complimenti e ti auguro di leggere quanto prima questa meraviglia.
      Effettivamente seguo il tuo bellissimo blog sin da quando ho aperto il mio, credo di esserci capitata per caso e di averlo aggiunto subito alla lista di quelli che seguo :)
      Complimenti per quello che fai, sono una tua seguace a tutti gli effetti ;)

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  3. Addirittura i biscotti? Allora ti è piaciuto proprio tanto!
    Io l'ho letto diversi anni fa e non lo ricordo molto...

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    1. Sì, i biscotti rappresentano una sorta di lode. Devo dire che mi è piaciuto molto e a rendere il tutto ancora più "magico" è stato il fatto che mi ci sono imbattuta in maniera del tutto casuale. Credo che proprio da questi incontri nascano le migliori letture :) Buona Giornata!

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